L’intervento del Cnf si è reso necessario visto che sono sempre di più i casi di richieste che provengono da avvocati che hanno conseguito il titolo presso strutture che non hanno l’autorità per rilasciarlo, incorrendo così anche nella segnalazione presso l’ambasciata italiana a Bucarest.
Si tratta di una “prassi grave – evidenzia il Cnf in una nota – che insieme alla ‘via spagnolà (acquisizione del titolo di abogado da parte di cittadini italiani , poi riconosciuto in Italia senza sostenere l’esame di abilitazione), ha permesso a molti soggetti di esercitare la professione forense in Italia senza superare l’esame di abilitazione, con gravi conseguenze per la effettiva e corretta tutela dei diritti dei cittadini che si affidano ad avvocati non qualificati”.
“Occorre vigilare attentamente sui pericoli di un utilizzo troppo disinvolto della normativa comunitaria si possono verificare infatti ipotesi di “abuso del diritto” che devono essere riconosciute ed evitate, a tutela degli stessi cittadini della Unione europea” ha dichiarato Andrea Mascherin, consigliere segretario del Consiglio Nazionale Forense .
“La positiva apertura dei mercati – ha proseguito Mascherin – deve tener conto necessariamente anche di interessi superiori a quelli economici, come la tutela dei diritti e l’affidamento che i cittadini ripongono nella preparazione e nella qualificazione dei professionisti e degli avvocati a cui si rivolgono”. È necessario – ha concluso il consigliere segretario – che le autorità competenti, di governo e non, rifuggano da interpretazioni erronee e non di rado ideologicamente orientate che non favoriscono l’economia ma in compenso danneggiano i cittadini”.
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