Le larghe intese, insomma, inedito assoluto nel nostro Paese, sono alla prova della legge più importante, quella che distribuisce i fondi e taglia le risorse, che alza le imposte e indica le priorità per il rilancio.
Ora, centrodestra e centrosinistra – e centro – devono dunque trovare la quadra tra le tante promesse delle ultime settimane e lo scontro con una realtà sempre durissima.
Così, non ha perso tempo il ministro dell’Economia Saccomanni sottolineando che non ci sarà nessun aggravio fiscale per le famiglie, anche se i primi studi, soprattutto inerenti la tassazione sulle case, dimostrano esattamente il contrario.
Cosa dire, poi, dell’effetto ridotto sulle buste paga, che dovevano produrre il “raccolto” della legge di stabilità in definizione, e invece, al momento, si devono accontentare delle briciole dei miseri 14 euro in più nella retribuzione mensile.
Così, sono al vaglio numerose ipotesi per modificare con effetti più sensibili queste novità che arriveranno a partire dal prossimo gennaio. Si comincia, dunque, con la possibilità di estensione della no tax area a 8mila euro per tutti, sia per le pensioni che per i lavoratori.
Allo studio, poi, sarebbe lo stop all’aumento dei contributi per le partite Iva, oltre agli oltre 300 milioni in arrivo per la Cassa integrazione dell’anno in corso, a seguito del decreto Imu-Cig che ha rimpolpato le casse dell’ammortizzatore più frequentemente utilizzato dalle imprese.
Dunque, capitolo welfare a farla da padrone, con le novità proposte anche per le pensioni, per le quali è stata avanzata la possibilità di chiedere anche ai percettori degli assegni da 100mila euro in su di contribuire con la quota di solidarietà e bloccare lo stop all’indicizzazione dei trattamenti previdenziali.
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