Ieri, su Twitter il presidente del Consiglio Enrico Letta ha invitato a chiudere le speculazioni sulla legge in cantiere, chiedendo a tutti – cittadini e operatori dell’informazione – di attendere il testo ufficiale, che verrà varato domani dal governo. “Il resto è solo caos…” ha chiuso un premier mai così stizzito sulle pagine dei social network, segno, forse, che all’interno della maggioranza la tensione sulla stesura della legge stabilità 2014 è molto alta.
Forse, ancora, restano alcuni nodi importanti da sciogliere. Certo è che, di giorno in giorno, la manovra in costruzione sta accumulando valore: dai 10 miliardi stimati nella scorsa settimana, ormai si naviga intorno ai 15 ed è molto probabile che, entro domani, la soglia venga superata e non di poco.
Tutto dipenderà dalle decisioni che verranno prese in materia fiscale e che ricadranno a cascata su contribuenti, cittadini, enti locali e imprese. Innanzitutto, il cuore pulsante della legge in arrivo, sarà, secondo gli annunci, l’attesa riduzione del cuneo fiscale, con il duplice obiettivo di alleggerire il costo del mantenimento dei dipendenti per le aziende e, insieme, assicurare nelle buste paga qualche spicciolo in più, certamente gradito dai diretti interessati. Però, il bonus non verrebbe concesso a tutti i datori di lavoro, ma assumerà la forma di incentivo per quelli che decideranno di assumere. Al momento, la misura per il cuneo fiscale viene calcolata in 5 miliardi: dunque, in solitario, un peso pari a un terzo dell’intera legge di bilancio.
Ma anche gli altri interventi contenuti nella finanziaria 2014, non saranno di minor impatto. Capitolo sicuramente molto atteso è quello della Service Tax, la nuova imposta sui servizi che dovrebbe sostituire – e inglobare – le ormai “condannate” Imu e Tares. Per il varo della nuova tassa, manca solo il parametro di calcolo, che si sta valutando, a sentire le indiscrezioni, secondo il “canone” dei 30 centesimi di euro al metro quadro, o, in alternativa, tramite l’applicazione di un’aliquota del 3 per mille. Comunque sia, la Service Tax, nelle intenzioni della maggioranza non dovrebbe superare il valore massimo dell’Imu, stabilito al 7,6 per mille alle abitazioni principali e al 10,6 per le seconde e terze case.
Infine, la risposta del governo all’aumento dell’Iva scattato lo scorso primo ottobre dovrebbe essere una vera sorpresa: non già il decreto di “retromarcia” sull’incremento al 22%, ma l’introduzione di una nuova aliquota al 7-8%, che dovrebbe comportare, dunque, una ridefinizione del paniere id beni sottoposti ai vari scaglioni dell’imposta sui consumi.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento