Lo scorso 10 settembre, il Parlamento europeo aveva detto sì al testo della direttiva che concede a qualsiasi indagato da un sistema penale comunitario di vedere tutelati i propri interessi in uno qualsiasi dei Paesi aderenti all’Unione.
Molto soddisfatta Viviane Reading, Vicepresidente e Commissaria UE per la Giustizia che ha commentato: “Questa legge rappresenta una vittoria per la giustizia e per i diritti dei cittadini nell’Unione europea. E’ la terza proposta della Commissione europea per garantire il diritto a un processo equo alle persone in tutta l’UE, sia nel proprio paese che all’estero”.
Per ogni Stato membro dell’Ue, ora, ci saranno tre anni di tempo per aggiornare il sistema giudiziario locale alle nuove disposizioni adottate ieri in sede comunitaria. Ma dalle parti della Commissione si invita a fare presto: “Ora tocca agli Stati membri non perdere tempo e dare attuazione a questa direttiva nei loro ordinamenti nazionali quanto prima, a beneficio dei cittadini europei”.
Le prime stime sulle possibili ricadute di questa nuova legge parlano di circa 8 milioni di procedimenti penali che potranno essere coinvolti dalle nuove norme nei 28 Paesi, i quali, ora, dovranno contemplare anche per i cittadini di altra nazionalità, purché all’interno del recinto europeo, l’assistenza legale dall’avvio degli interrogatori di polizia e fino alla sentenza definitiva.
L’avvocato potrà svolgere, naturalmente, un ruolo attivo anche nelle fasi precedenti il processo, quando, in aggiunta, verrà assicurato all’indagato il diritto di comunicare ai propri famigliari residenti in altro Stato dell’Unione, oltre al contatto diretto che potrà stabilirsi con il rispettivo consolato nel Paese in cui l’indagine è aperta.
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