Come noto, la sua posizione sembra compromessa dopo che la Cassazione, lo scorso primo agosto, ha confermato la condanna a quattro anni per frode fiscale nell’ambito del processo per i diritti tv Mediaset. Quattro anni di cui uno solo verrà scontato per effetto dell’indulto, mentre l’interdizione dai pubblici uffici dovrà essere ricalcolata dalla Corte di Appello.
Comunque sia, la condanna è sufficiente per fare scattare nei confronti del Cavaliere la legge Severino anticorruzione del 2012, che prevede incandidabilità, ineleggibilità e decadenza nei confronti di chi abbia riportato sentenze definitive superiori ai due anni di carcere.
Dopo le prime riunioni del mese di settembre, dunque, oggi dovrebbe arrivare il pronunciamento definitivo della Giunta, che dovrebbe definire una volta per tutte la fine dell’esperienza di Silvio Berlusconi in qualità di senatore del Molise, regione per la quale ha optato di essere eletto dopo l’ultima tornata alle urne.
Nelle ultime ore, per la verità, si era diffusa l’ipotesi che la costituzione di un nuovo gruppo parlamentare a seguito della scissione Pdl, potesse mettere in pericolo l’operato della Giunta: un nuovo soggetto politico, secondo il professor Alessandro Campi, avrebbe avuto la possibilità di chiedere un ricalcolo della distribuzione dei seggi dentro l’organo che valuta i casi di incompatibilità parlamentare.
Poi, sono arrivate alcune smentite, in base all’articolo 19 del regolamento del Senato, dove, comunque, non viene previsto esplicitamente che la composizione della Giunta debba rimanere immutata. Comunque sia, il gruppo nuovo degli sciossionisti Pdl, per il momento, è finito nel congelatore per una serie di ragioni.
Innanzitutto, la strage di Lampedusa, che ha bloccato completamente l’attività della politica fin dalle prime ore di ieri, quando è apparso subito evidente che le proporzioni della tragedia erano inaudite e drammatiche. Quindi, al momento la richiesta per la formazione di un nuovo gruppo sarebbe stata presentata solo dal parlamentare ex berlusconiano di ferro Fabrizio Cicchitto alla presidente di Montecitorio Boldrini, senza che al Senato, dove la Giunta è chiamata ad esprimersi, si sia seguito analogo procedimento.
Così, insomma, anche le ultime speranze di Berlusconi per vedere rinviato il voto sul proprio declino da senatore, sembrano svanite: ancora poche ore e potrebbe essere detta la parola fine alla sua parabola parlamentare.
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