Femminicidio:il decreto svuota carceri per tutelare le donne

Redazione 27/09/13
Il decreto legge sul femminicidio ha già salvato almeno 51 donne, mentre c’è un numero identico di persecutori e carnefici che adesso è in carcere o ai domiciliari. Le notizie buone finiscono qui visto che quei 51 di cui abbiamo appena raccontato stanno per tornare in libertà perché il decreto in questione, varato dal Consiglio dei ministri l’8 agosto, potrebbe non diventare mai legge. Il testo è in discussione alla Camera nelle commissioni congiunte Affari costituzionali e Giustizia, zavorrato da 414 proposte di modifica, piovute da destra e da sinistra.

“Punta troppo sui provvedimenti punitivi e poco sul sostegno alle vittime”, dicono i critici. “E non poter revocare la querela scoraggerà le denunce“. Arriverà in aula la settimana prossima, poi il passaggio al Senato per l’approvazione definitiva entro il 15 ottobre. Dunque i tempi sono strettissimi, forse troppo anche se è sicuramente vero che quel decreto, che è migliorabile, un risultato l’ha prodotto; dalla sua entrata in vigore, il 17 agosto scorso, sono stati arrestati in flagranza 51 uomini sorpresi tutti in flagranza di reato.

Doina non era nemmeno a casa quando il suo ex marito, 43 anni, disoccupato, albanese come lei ma di 7 anni più grande, si era di nuovo avvicinato troppo. Fino a un anno fa vivevano insieme, a Tortona. “Poi ci siamo lasciati  –  ricorda la donna  –  lui troppo possessivo. Ma non riusciva ad accettarlo. Prima ha cominciato a minacciarmi, poi le percosse, le vessazioni psicologiche, la macchina rigata e danneggiata con lo zucchero nel serbatoio. Alla fine l’ho querelato, anche perché volevo difendere i nostri due figli piccoli”.

Il 19 agosto, quando l’ex marito è apparso nuovamente, i figli non c’erano perché a casa di amici, questo però ha aumentato l’ira del marito che ha aspettato il rientro della moglie per urlarle contro il suo rancore.“Ma per fortuna i miei amici hanno chiamato i carabinieri, che lo hanno trovato ed arrestato”. Ora è in carcere, ad Alessandria, in attesa del processo.

E’ stato uno dei pochi casi in cui la detenzione in prigione non è durata solo pochi giorni, dunque un barlume di speranza c’è. Se però il decreto non dovesse essere convertito in legge quel che succederà sarà ovvio dice Maria Carla Bocchino, primo dirigente del Servizio Centrale Operativo della Polizia “ ogni avvocato proverà a chiedere la scarcerazione. Ma non è detto che il gip la conceda”.

Marta e Tosca però non hanno avuto la stessa fortuna di Donia; entrambe sono state molestate ripetutamente dai loro, ormai ex, compagni e nonostante le molte denunce esposte hanno trovato difficilmente ascolto. Il decreto ha fornito loro una tregua dai loro aguzzini ma adesso che la situazione diventa precaria tornano ad avere paura perché fra un mese potranno tornare in libertà e nelle loro vite.

Con il decreto svuota-carceri  –  spiega ancora Maria Carla Bocchino  –  la custodia in cella in effetti si traduce spesso nei domiciliari. E anche l’allontanamento d’urgenza del presunto stalker da casa sconta il fatto che nessuno poi riesce a controllare che sia rispettato”. Dunque? “Il decreto rimane uno strumento validissimo. L’irrevocabilità della querela, ad esempio, impedisce che poi la vittima, sotto minaccia, ci ripensi. Si sono anche accelerati i tempi della giustizia. Perché ora l’atto persecutorio viene trattato dai magistrati con la priorità dei reati di mafia, terrorismo e omicidio”. 

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