Il fisco, grazie a questo piano, deve diventare “amico” ed un punto certo per gli investitori .L’obiettivo è quello di realizzare i tax agreements (accordi fiscali) per investimenti superiori ad un certo limite, con cui l’impresa e l’agenzia delle Entrate concordano preventivamente le modalità fiscali per un periodo stabilito (ad esempio, i primi cinque anni dall’investimento).
Si punta ad autorizzazioni uniche anti-burocrazia, ossia procedure standardizzate e modelli unici a livello nazionale da impiegare per le principali autorizzazioni per le attività produttive: edilizia e ambiente (entro novembre), Suap (Sportello unico attività produttive, entro gennaio). Il Governo vuole anche presentare una proposta legislativa sul “dibattito pubblico” per coinvolgere il territorio, in caso di opere invadenti.
Il piano mira anche ad ottenere regole chiare in materia di lavoro, che siano scritte in inglese e che venga ridotta la pressione fiscale. La priorità, dunque, resta il taglio del cuneo fiscale, annuncia una delega al Governo per un testo unico semplificato sulla disciplina del mercato del lavoro, facilmente comprensibile e disponibile anche in inglese. Si punta anche a introdurre contratti di reinserimento per i lavoratori in cassa integrazione o in mobilità e un apprendistato semplificato
Altra prerogativa sarà la massima trasparenza nel pagare le tasse; infatti tra le misure proposte c’è l’intenzione di rivedere la definizione di abuso del diritto, ma anche quella di prevedere un meccanismo automatico di silenzio-assenso, previa definizione di un congruo termine, per velocizzare i rapporti tra imprenditore contribuente e Fisco. Infine si vogliono ridefinire le sanzioni tributarie in caso di colpa non grave, riducendole significativamente
Il piano prevede l’attuazione della strategia energetica nazionale volta ad abbassare il costo di energia elettrica e gas ma anche a favorire l’integrazione del mercato italiano con quello europeo all’avvio di un nuovo regime agevolato per le componenti “parafiscali” per le imprese con alto costo dell’energia sul giro d’affari fino alla completa liberalizzazione del settore della distribuzione dei carburanti. Per il gas, tra le altre cose, l’avvio del mercato a termine e di quello di bilanciamento “del giorno prima”.
Il piano, poi, chiede di estendere le competenze del tribunale delle imprese a tutte le controversie commerciali, prevedendo una soglia minima di ingresso. Concentrare su Milano, Roma e Napoli tutte le controversie già ora rientranti nelle materie di competenza del tribunale delle imprese che coinvolgano società con sede principale all’estero.
E’ previsto un piano di dimissioni per valorizzare le società partecipate; infatti entro fine ottobre, il ministero dell’Economia provvederà ad individuare le partecipazioni per le quali si intende procedere all’avvio delle operazioni di dismissione. Queste operazioni potranno essere compiute attraverso procedure competitive, o tramite operazioni di largo mercato rivolte a investitori istituzionali e al pubblico retail. I tempi di realizzazione delle operazioni saranno più brevi per le operazioni che dovessero riguardare società quotate.
In programma ci sono anche nuove forme di finanziamento alle Pmi. L’idea è quella di completare gli interventi di liberalizzazione, estendendo al maggior numero possibile di Pmi la possibilità di emettere strumenti finanziari, mediante il rafforzamento dello strumento della cartolarizzazione, così come valorizzando lo strumento del Fondo di crediti. Rivedere in senso agevolativo la fiscalità indiretta sulle garanzie, sui pegni e sui relativi privilegi, per favorire le emissioni secured, nella prospettiva che la Pmi ricorra prevalentemente a questa modalità di emissioni
Il piano punta ad attrarre capitali per far crescere start up; in pratica la volontà è quella di costituire un “Fondo dei Fondi” dedicato al co-investimento in fondi di venture capital, che supportano operazioni di investimento realizzate da angel investors, incubatori e acceleratori d’impresa, in analogia a quanto proposto nel rapporto “Restart, Italia!” del Mise. Tuttavia, perchè i fondi pubblici siano attivati, è necessario che (almeno) una parte delle risorse private sia di origine straniera.
E’ necessario poi rilanciare il turismo per cogliere le opportunità globali; infatti tra le misure suggerite ci sono gli incentivi economici per gli investimenti superiori a una soglia minima con particolare riguardo allo sviluppo di poli turistici selezionati, con particolare riguardo al Mezzogiorno. Ma anche misure per destagionalizzare i flussi turistici, puntando anche ad accordi con agenzie e tour operator, alla promozione del prodotto “terme italiane”.
L’Italia non valorizza adeguatamente i beni pubblici in concessione, basti pensare che le concessioni balneari che garantiscono introiti soltanto per circa 130 milioni di euro all’anno. In virtù di questo il piano chiede di rivedere i criteri di assegnazione dei beni e la durata dei contratti, prevedendo gare che accrescano la concorrenza tra i diversi gestori. Anche la quantificazione dei parametri economici minimi per l’assegnazione deve essere adeguata ai valori di mercato correnti.
Si punta a introdurre, per un arco temporale predeterminato e di breve durata, un regime di forte facilitazione ai cambi di destinazione d’uso degli immobili, in particolare per quelli non utilizzati o occupati da imprese in difficoltà. Facilitare il cambio di destinazione d’uso stimolerà – secondo il piano – l’afflusso di investimenti in direzione dei processi di sviluppo e riconversione territoriale, a vantaggio della competitività dell’immobile stesso e del mercato immobiliare e delle costruzioni
C’è, nelle intenzioni del piano, di introdurre un credito d’imposta stabile e automatico sull’incremento, rispetto all’anno precedente, delle spese sostenute in attività di R&S. Fornire, dunque, un orizzonte di stabilità e certezza consente alle imprese una programmazione di lungo respiro, con progetti di investimento che possono maggiormente incidere sulla competitività del sistema produttivo.
I visti devono diventare strumenti di attrazione. I visti turistici offrono un potenziale straordinario in termini di promozione e sviluppo di relazioni, con ampie ricadute economiche sui territori, potenziale che deve essere sviluppato attraverso un’offerta di servizi consolari adeguata ad una domanda in forte aumento, anche in prospettiva Expo 2015. Tra le soluzioni proposte c’è un fast-track per specifiche categorie di investitori, la semplificazione della normativa esistente e l’aumento della capacità di erogazione dei visti, soprattutto turistici.
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