L’entità degli interventi sul costo del lavoro non è ancora precisa, né il ministero dell’Economia, né Palazzo Chigi si sono sbilanciati a tal proposito. Una cifra di alcuni miliardi di euro verrà determinata in base all’andamento dello spread, ma è chiaro che gli obiettivi di medio periodo che si stabiliranno con la legge di ottobre sono almeno due; una busta paga più sostanziosa e un taglio del carico fiscale sul lavoro anche per le imprese, consentendo l’incremento della competitività e l’alleggerimento della morsa della crisi.
L’alleggerimento del cuneo fiscale, o in ogni caso del costo del lavoro, è uno degli impegni che rientrano nel programma che questo Governo sta cercando di portare avanti fra mille ostacoli e rinvii. Il premier ha sviluppato il proprio discorso alle Camere proprio partendo da questo argomento ed è riuscito ad ottenere la fiducia; infatti per Palazzo Chigi rappresenta il baricentro della politica economica di medio e lungo periodo, decadenza di Berlusconi permettendo naturalmente.
Nello stesso tempo, un intervento sul costo del lavoro è gradito a tutte le parti; imprese, sindacati e maggioranza. E’ un impegno preso anche in sede internazionale visto che a Mosca, durante il G20, Letta ha spiegato gli sforzi e i progetti che attendono il nostro Paese nei prossimi mesi. Intanto in linea con questa logica a Palazzo Chigi si lavora per mettere a punto il provvedimento che dovrebbe rendere appetibile il nostro paese per i capitali stranieri; “Destinazione Italia”.
Gli obiettivi fissati da Letta non sono però così facilmente raggiungibili, Prodi insegna; infatti intervenire sul cuneo fiscale comporta conseguire effetti significativi in termini di economia reale, le imprese possono godere dei risparmi spostandoli su spese differenti dagli investimenti, le famiglie italiane possono fare altrettanto, senza trasformare automaticamente in consumi un aumento del reddito disponibile. Non è un caso dunque se il premier vuole affrontare questo capitolo con il consenso più alto possibile, evitando gli errori del passato e cercando di conseguire un traguardo che sarà sostanzialmente politico visto che prevederà tagli alla spesa.
“Per ora siamo ancora concentrati sulle coperture di Iva e Imu, poi dovremo fare delle scelte; sul costo del lavoro potremo piazzare 5, 10 o 15 miliardi di euro, nessuno al momento è in grado di fare previsioni, di sicuro dovremo fare delle scelte, politiche”, sostenevano ieri pomeriggio al ministero dell’Economia.
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