Dunque 35 mila controlli all’anno atti a ricercare quei “presunti” evasori che lo fanno in modo “spudorato”, per citare un aggettivo caro ad Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate. In questa prima fase la ricerca si concentrerà sui trasgressori maggiori, quelli che secondo i calcoli, le stime e le informazioni censite nell’anagrafe tributaria, oltrepassano in modo netto la soglia di tolleranza del 20%. Va però anche ricordato che per coloro che riceveranno il questionario delle Entrate, che è il primo step della difesa dall’accusa di evasione, non sarà così semplice persuadere il Fisco.
Quindi chi finisce sotto la lente del software deve fare molta attenzione a come muoversi, perché un passo falso può rischiare di incrinare la propria posizione irrimediabilmente. E’ fondamentale essere il più chiari possibile nello spiegare e documentare le ragioni dello scostamento rilevato, per cui è consigliabile conservare oppure munirsi della documentazione bancaria e sui conti correnti per provare le proprie ragioni.
Nel questionario che gli uffici recapiteranno, bisogna chiarire soprattutto, che è stato ricostruito il reddito totale delle persone fisiche partendo dalle spese certificate, di importo oggettivamente provabile, e dalle spese legate al possesso di beni noti, considerando naturalmente anche la composizione del nucleo familiare e del luogo di residenza, in base al decreto del ministero dell’Economia del 24 dicembre.
Le suddette spese sono inserite e reperibili all’interno dell’anagrafe tributaria, la loro analisi determinerà la compatibilità o meno con il reddito dichiarato dal contribuente, e qualora l’esito fosse negativo anche successivamente all’invio del questionario il contribuente “trasgressore” verrà convocato presso gli uffici dell’Agenzia per spiegare la propria situazione economica ed evitare così le fasi successive del controllo.
Durante l’incontro il contribuente avrà la facoltà di documentare l’esistenza di redditi che non era obbligato a dichiarare (Bot e Cct, ad esempio) ossia spiegare che le spese sostenute per investimenti sono state finanziate con fonti non assimilabili al reddito dell’anno d’imposta dichiarato. In pratica sarà inviato un prospetto, che in una prima parte ricapitola le spese certe presenti in anagrafe tributaria e le spese fondate su dati sicuri; spese per le quali il contribuente potrà integrare o modificare gli importi indicati dalle Entrate.
In una sezione successiva, invece, il contribuente potrà indicare i saldi iniziali e finali dei suoi conti correnti bancari e postali nonché dei conti titoli, riguardanti l’anno d’imposta 2009, attestando quanto riportato con le risultanze degli estratti conto. Queste ultime indicazioni saranno fondamentali; se, infatti, si daranno spiegazioni esaurienti, il processo di analisi e verifica si chiuderà in questa fase preliminare, altrimenti il contraddittorio continuerà per dar luogo ad un accertamento con adesione e l’amministrazione chiederà conto anche delle spese “correnti” stimate sulla base dei dati Istat.
Qualora l’Agenzia ritenesse di dover proseguire nell’accertamento perché le informazioni ottenute risultano insufficienti, potrebbe mettere in atto vere e proprie indagini finanziarie. Dai controlli sull’anno d’imposta 2011, invece, il Fisco potrà conoscere direttamente tutti gli assetti finanziari dei singoli contribuenti mediante l’anagrafe dei conti che banche, fiduciarie, Sim, Sgr e gli altri intermediari dovranno alimentare dal prossimo 31 ottobre.
Il redditometro, comunque, al di la dei dubbi e delle preoccupazioni sollevati dai cittadini che temono di finire sotto la lente d’indagine nonostante non evadano le tasse, continua a generare polemiche e malumori anche sul piano politico; infatti ieri, Beppe Grillo, il leader del Movimento 5 stelle, ha chiesto che sia abolito, insieme ad Equitalia, altro organo dalla natura sicuramente controversa.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento