1 – Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Chi non cerca la ricchezza a tutti i costi, coloro che abbandonano le ricchezze materiali senza farsene cruccio, chi vive con sobrietà pur possedendo molto. Ecco l’umile, povero in spirito.
Il Papa vive a Santa Marta, in un appartamento semplice, uguale a molti altri, perché si sente uno di noi, un vescovo prima che Papa, senza troppa ricercatezza, nella sobrietà, appunto. Le sue “non” ricchezze si vedono dall’abito papale, dalla croce che porta al collo, dall’anello che porta al dito, dall’abbandono delle scarpe rosse, dal viaggiare con la sua borsa di sempre.
2- Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Sono coloro che soffrono (afflitti, ed in questo caso beati) per i peccati commessi, per il peccato che dilania il mondo, per i mali di cui è afflitta l’umanità.
Papa Francesco, nella sua visita a Lampedusa, ha portato nello sguardo, e nel cuore, il dolore dei migranti, divenuto il suo dolore, ed ha sofferto per quell’umanità dimenticata, derelitta, ultima tra gli ultimi, facendosi testimone del grido di aiuto di queste persone. Il male del non accogliere l’altro è divenuto il suo grido di aiuto.
3 – Beati i miti, perché erediteranno la terra.
Coloro che hanno verso il prossimo un atteggiamento di mitezza, di dolcezza, che non provano risentimento verso alcuno, che non tramano vendetta, che possiedono una tranquillità d’animo che si manifesta trattando gli altri con benevolenza.
Il Papa, nel suo sguardo innamorato della gente, dispensa carezze ed abbracci, soprattutto ai diversamente abili, agli anziani, ai malati, agli ultimi dimenticati. La tenerezza dei suoi gesti ci parla d’amore, si riconosce in lui un uomo innamorato dell’umanità tutta. Attraverso il suo sorriso vediamo il Gesù misericordioso che tutti accoglie.
4 – Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
L’amoroso atteggiamento di Dio verso l’uomo e degli uomini verso Dio ed i fratelli è la giustizia citata nella Bibbia. Ogni nostro gesto deve nascere dal cuore, Dio è buono e misericordioso verso i peccatori, non devono più esserci distinzioni tra ricco e povero.
Papa Francesco va incontro a tutti, ma predilige gli ultimi e i dimenticati; ha parole dure verso chi accumula ricchezze, ed i suoi gesti nascono dal suo io più profondo. Quanta dolcezza nell’accarezzare un disabile, quanto amore negli abbracci che ha dispensato a Rio de Janeiro ai tanti che lo volevano anche solo toccare. Instancabile dispensatore di sorrisi.
5 – Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Il Salmo 103 ci dice che: “Buono e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore”.
Dio perdona, comprende, dialoga con l’uomo. Per nessuno è facile perdonare, essere misericordioso; convivere con gli altri è comprendere, sacrificarsi, donare amore, donarci; non giudichiamo il prossimo, non siamo egoisti e pigri.
Il nostro Papa ci ricorda continuamente di non giudicare (“Chi posso essere io per giudicare i gay? “) è una sua frase emblematica, che non condanna, non giudica, ma accoglie. Allarga le sue braccia per stringere a sé l’umanità tutta, soprattutto quella più sfortunata. Ed in particolare per quella che ancora oggi è emarginata per motivi razziali, sessuali, religiosi.
6 – Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Avere la coscienza pulita, il cuore puro, innocente; non cadere in tentazione, liberarsi della colpa. Essere limpidi, trasparenti, mettere in pratica i comandamenti. Il nostro cuore è il centro della nostra vita interiore, da dove trae origine la nostra forza e il cuore puro è visitato da Dio.
Papa Francesco ha un cuore pieno dell’amore di Dio, tutto cio’ che fa e dice è trasparente, trae forza dalla preghiera, soprattutto alla Madonna, mette in pratica i comandamenti di Dio vivendo prima di tutto con cuore sincero. La sua spiritualità emana dalla sua persona, il calore della parola di Dio scalda il suo cuore e si manifesta nel suo sguardo benevolo che osserva tutti, come se conoscesse una per una le persone che lo acclamano, che lo chiamano, che sventolano braccia e dispensano sorrisi.
7 – Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Il cristiano deve avere la pace nel cuore. Solo con questo stato d’animo puo’ portare pace tra le genti, soccorrere il prossimo, portare il suo aiuto, soprattutto in zone di guerra.
Questo nostro Papa ha il cuore ricolmo di pace; lo si vede dal suo sguardo, vero specchio dell’anima, nel suo caso. I suoi occhi miti, sorridenti, portano il messaggio di pace. Instancabile chiede la fine dei conflitti che ultimamente insanguinano il mondo, soprattutto il nord-Africa, chiede preghiere per quei nostri fratelli vittime dell’odio fratricida, chiede pietà. Sprona le persone a donarsi agli altri, a dedicare un poco del loro tempo agli ultimi, ai più sfortunati, a coloro che vivono nel dolore e nel pianto.
8 – Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
La sopportazione con pazienza del rimprovero, delle derisioni, annunciare la parola di Cristo testimoniando con la propria vita il Vangelo.
Questo ci insegna Papa Francesco. Sulla Chiesa piovono scandali, maldicenze, violenze; il Papa ci dice che il cristiano vero non teme persecuzioni, non si spaventa, non ha paura di lottare per il proprio credo fino ad arrivare all’estremo sacrificio della propria vita. Chi a causa della propria fede sarà perseguitato vivrà la vita eterna e avrà la sua ricompensa nei cieli. Combattiamo le ingiustizie, facciamo sentire la nostra voce, gridiamo affinchè il nostro grido sia il grido di tutta l’umanità ferita e violata.
Questo nostro Papa è l’amico della porta accanto, colui che telefona ai credenti che gli hanno scritto per dire come stai e fare due chiacchiere oppure ad una donna ferita e violata, per dirle che non è sola; è colui che appare sempre più come “uno di noi”, che sorprende per le sue battute, che fa meditare per le sue parole, a volte dure, che scuotono le coscienze; è il “giovane” innamorato dei giovani, che durante l’ultima giornata mondiale della gioventù ha stretto in un abbraccio cosmico e ha spronato a “fare casino”, a fare sentire la loro voce, a non tirarsi indietro, è il Papa che si inchina mentre riceve una regina…
E’ il papà che accarezza con gli occhi umidi una persona in carrozzina, che bacia un bimbo disabile con estrema tenerezza, che accarezza dolcemente sui capelli un anziano, che si commuove e non lo nasconde, che in tutto ciò che fa e che dice è estremamente umano e disarmante, che parla una lingua semplice e comprensibile anche ai più umili, e soprattutto indirizzata a loro.
E’ colui che non vive in Vaticano perché “E’ troppo grande, e mi sentirei solo”, che è abituato a stare in mezzo alla gente, che trae linfa vitale dallo stare con gli altri e che non è troppo abituato all’etichetta, è colui che ci invita a pregare per la sua persona, fin dal quel suo primo affacciarsi in San Pietro.
Per tutte queste cose, per tutto ciò che ancora ci regalerai, per il tuo sorriso buono e schietto, per le tue braccia spalancate sul mondo, pronte ad accogliere tutti, nessuno escluso, nel tuo grande abbraccio … per queste cose GRAZIE di essere Papa in questo momento storico. L’umanità intera ha riaperto gli occhi e si è accorta che aveva solo bisogno di ciò che l’uomo ha nel tempo dimenticato: la semplicità dei gesti e delle parole, la tenerezza … quella tenerezza che Francesco d’Assisi e Papa Bergoglio lasciano trasparire dal loro vivere, dalle loro parole, dai loro gesti. Ma qualcuno doveva dirlo alle genti; e c’è voluto questo Papa per far tornare il mondo a sperare.
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