Decreto abolizione Imu, mutuo e affitto più facili coi fondi del governo

Redazione 30/08/13
Il decreto che ha abolito l’Imu per il 2013, tra i suoi molti capitoli, include anche misure indirettamente collegate all’imposta sulle abitazioni. Una di queste è, certamente, la serie di novità importanti introdotte a favorire l’erogazione dei mutui e a sostegno degli affitti sulle prime case.

Il governo si muove su dati ufficiali: tra il 2006 e il 2011 il volume dei mutui ipotecari ammontava a 55 miliardi di euro annui, mentre nel 2012 questo si è rovinosamente dimezzato a 26 miliardi, a causa della persistenza della recessione e delle scarse prospettive occupazionali, che attestano i giovani senza lavoro a una percentuale ormai pari al 40%.

L’esecutivo, sbloccando un plafond di circa 200 milioni di euro, si appoggia alla Cassa Depositi e Prestiti, affinché svolga il ruolo di garanzia nei confronti degli istituti di credito, che dovrebbero essere in grado di accendere mutui a condizioni più vantaggiose per i giovani in cerca di prima abitazione.

Destinatari delle misure adottate mercoledì dal Consiglio dei ministri, in primo luogo, i lavoratori atipici, i disoccupati, gli immigrati, le giovani coppie, ma nono solo, anche pensionati, genitori separati, famiglie monoreddito, single.

Nel complesso, le risorse che la Cdp dovrebbe mettere a disposizione delle banche per l’attivazione dei nuovi mutui toccano quota 2 miliardi di euro, tutti destinati alle future erogazioni per l’acquisto o l’affitto dell’abitazione principale.

Di questo budget per il piano casa, come si diceva, 200 milioni arriveranno freschi nei fondi di garanzia relativi alla residenza delle famiglie. Nello specifico, 60 milioni andranno al Fondo di garanzia per i mutui a favore dei giovani, cui potranno accedere anche i lavoratori atipici. Nelle previsioni, gli under 35 con reddito ISEE  complessivo inferiore a 35mila euro potranno chiedere un mutuo fino a 200mila euro, con garanzia del Fondo al 50% della quota capitale.

La seconda tranche di 40 milioni andrà, invece, al Fondo di solidarietà per i mutui sulla prima casa, con interessate le famiglie dal reddito più basso, che abbiano un servizio del debito per il mutuo sulla casa di residenza oltre il 30% del reddito stesso. Il titolare di un mutuo sulla prima casa non superiore a 250mila euro – spiega il governo – e con ISEE sotto i 30mila, nell’eventualità di trovarsi senza lavoro o dell’insorgere di condizioni gravi di non autosufficienza o handicap, potrà chiedere alla banca di sospendere i pagamenti delle rate fino a un massimo di 18 mesi, con rimborso effettuato direttamente dal Fondo.

Infine, le ultime due razioni di finanziamenti per i mutui, vanno per 60 milioni al Fondo che eroga contributi integrativi per il pagamento di canone in locazione e, per i restanti 40, al Fondo di copertura della morosità incolpevole. Nel primo caso, l’intervento andrà a favore di chi, pur disponendo delle credenziali per l’accesso agli alloggi pubblici, è costretto a rivolgersi al libero mercato, mentre, nel secondo, viene istituito un nuovo Fondo ad hoc presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Questo, nasce dalla constatazione dell’aumento dei provvedimenti di sfratto, di cui oltre il 90% riguarda famiglie che non riescono a pagare l’affitto per impossibilità temporanea, come perdita del lavoro, messa in mobilità o Cig, chiusura dell’attività, malattia grave, infortunio o decesso di un famigliare.

Il governo, insomma, tenta un intervento a largo raggio nella giungla delle prime case e degli affittuari, soprattutto nei riguardi di coloro che non riescono a fare fronte alle rate dei mutui o alle mensilità del canone. L’impatto benefico di queste novità, naturalmente, sarà calcolato solo nel lungo periodo.

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