Sono numerose le bozze pervenute in Parlamento per modificare le norma vigente sul welfare, tutte indirizzate a ridurre l’età pensionabile, rispetto ai 65 anni – già passati a 66 per effetto dell’aumento della speranza di vita – definiti dalla riforma Fornero. Tra tutte, quella che ha riscosso maggior favore è quella firmata da Cesare Damiano, l’ex ministro del lavoro del secondo governo Prodi.
L’idea alla base del testo presentato da Damiano è quella di abbassare il minimo pensionabile a 62 anni, con un disincentivo del 2% in meno nell’assegno per ogni anno in meno lavorato, e, successivamente ai 66 anni, il 2% in più fino ai 70, sempre ogni 12 mesi lavorati.
Insomma, un ritorno dell’elasticità nell’età pensionabile, che non stravolge troppo l’impianto della riforma Fornero, con tutti i sacrifici imposti ai pensionati italiani, per riportare nei ranghi la spesa del welfare.
Però, come detto, i testi presentati sono bloccati in Commissione e, al momento, per settembre non è in calendario alcuna discussione in Parlamento sulle materie in questione: un segnale che potrebbe rinviare ancora il momento dell’esame delle pensioni.
Lo stesso, può dirsi per gli esodati: nonostante il premier Enrico Letta avesse definito quella dei non salvaguardati come una delle piaghe più urgenti da affrontare, al momento non ci sono spazi già destinati a discussioni o decreti sull’allargamento della platea, che ancora esclude oltre 200mila lavoratori in cerca di passare alla fase previdenziale.
Intanto, gli effetti della legge Fornero iniziano a farsi sentire: con l’obiettivo degli 80 miliardi di risparmio entro il 2020, nei primi 6 mesi del 2013 sono state erogate quasi il 40% di pensioni in meno tra i lavoratori dipendenti, sicuramente anche per effetto dei trattamenti non erogati per la marea di esodati finiti nel limbo.
Svolgendo un paragone con i principali Stati europei, vediamo come, a seguito della legge Fornero, l’Italia si va via via uniformando all’età media di accesso alla pensione in area comunitaria: sono 61 anni e mezzo nel Belpaese che servono a ritirarsi dal lavoro, in linea con la Germania (61,7), vicino alla Spagna (62,3), con ancora Regno Unito e Svezia distanti (63,1 e 63,8).
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