A seguito del lascia passare parlamentare, infatti, si facevano sempre più consistenti le voci che prospettavano un’approvazione ‘regale’ celere, già entro la fine della settimana. E la regina non si è fatta certo pregare: i matrimoni gay ora potranno ufficialmente celebrarsi a partire dal 2014.
Il 16 luglio il parlamento britannico aveva approvato in via definitiva il matrimonio civile e religioso tra persone dello stesso sesso, valido sia per il territorio inglese che gallese. Così anche la Gran Bretagna, dove peraltro le unioni civili sono già consentite dal 2005, diventa il quindicesimo Paese del mondo che si unisce alle fila delle nazioni in cui vige la legalizzazione dei matrimoni gay.
La legge, tuttavia, non arriva a comprendere Scozia e Irlanda del Nord, perché entrambe sono dotate di una legislazione autonoma che disciplina la delicata materia. Nonostante sia stato proprio il primo ministro conservatore David Cameron il promotore della proposta, una cospicua frangia dei Tories si è fermamente opposta, con voto sfavorevole, al disegno di legge.
La maggior parte dei Liberaldemocratici invece si è mostrata a favore, e così anche la maggioranza del partito Laburista. Netto contrasto invece da parte della chiesa anglicana, maggioritaria in UK, che compatta si è schierata contro la norma. L’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, a capo dell’ampia schiera di fedeli anglicani nel mondo (si parla di 80 milioni), si è infatti sempre detto contrariato dalla proposta di legge, sottolineando l’allontanamento che la stessa comporta dal rispetto dei valori cristiani.
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