Si tratta di un provvedimento che, a distanza di quattro mesi dalla sua presentazione, finisce finalmente sulle pagine dell’organo ufficiale della Repubblica, apprestandosi a entrare in vigore sul fronte dei crediti certi, liquidi ed esigibili.
Nello specifico, a essere coinvolte sono le imprese che si trovino in possesso di una certificazione in grado di attestare con ogni regolarità la presenza di crediti nei confronti delle pubbliche amministrazioni, in un ammontare certo e in attesa di essere ricevuto.
Si tratta di somme che dovranno essere “di importo almeno pari agli oneri contributivi accettati e non ancora versati da parte di un medesimo soggetto”.
Siamo, insomma, nel solco dei pagamenti in arretrato della pubblica amministrazione nei confronti dei privati, che Bankitalia ha stimato in circa 90 miliardi ancora inevasi, di cui una prima parte è stata sbloccata con il decreto che ha fatto da ponte tra i due ultimi governi, quello di Mario Monti e l’attuale esecutivo di larghe intese presieduto da Enrico Letta.
Va dunque esibita una certificazione per il rilascio del Documento unico di regolarità contributiva, che può essere utilizzata per la compensazione di somme iscritte a ruolo.
Insomma, il Durc viene rilasciato ugualmente se i contributi non versati corrispondono al credito in corso nei confronti della pubblica amministrazione. Tutte le specifiche nel testo pubblicato in Gazzetta ufficiale
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