L’accoglienza che la Grande Camera della Corte di Strasburgo ha riservato alla storica sentenza è stata pressoché unanime, essendo stata approvata con 16 voti a favore e solo 1 contrario. La valenza innovativa della recente pronuncia viene anche a dipendere dall’inversione di rotta decisa dalla Corte proprio in merito ad un precedente orientamento dalla stessa decretato. Quest’ultimo atteneva, infatti, alla denuncia presentata da tre detenuti che, completamente prostrati dalle rispettive condanne a vita e privati di qualsiasi prospettiva di scarcerazione, sostenevano l’equiparabilità delle stesse ad un trattamento inumano ed umiliante.
Il valore reintegrativo, oltre che rieducativo, della punizione in effetti arriva a perdere tutta la propria applicabilità nel caso del fine pena mai. “Lo avevamo detto da tempo, lo abbiamo ribadito in ogni sede inascoltati”, ha commentato l’Avvocato Giuseppe Rossodivita, membro del Comitato promotore dei referendum radicali sulla giustizia giusta e Segretario del Comitato Radicale per la Giustizia Piero Calamandrei.
“Ora -ha proseguito il legale- è giunta questa importante sentenza che definitivamente porta al di fuori della costituzione italiana, per il valore che le decisioni della CEDU hanno nel nostro ordinamento costituzionale, la pena dell’ergastolo ed in specie dei cosiddetti ergastoli ostativi”. E proprio su questo tema la nostra Corte costituzionale dovrà fare marcia indietro. La sussistente costituzionalità di questa pena, infatti, mantiene l’Italia sulla scia dell’antiprogressismo, oltre che su un piano, ora, di reiterata illegalità.
Già con l’emergenza carceraria, i picchi di sovraffollamento degli istituti detentivi nostrani, hanno fatto sì che l’Italia sia stata dichiarata ufficialmente fuorilegge dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. “Nel frattempo c’è un nostro quesito referendario per abrogare questa pena incivile ed incostituzionale -ha confermato Giuseppe Rossodivita- ed è importante che anche su questo quesito si raggiunga la soglia delle 500.000 firme”.
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