Prima il decreto del fare,poi riforma pensioni ed esodati. Il piano Letta

Redazione 19/06/13
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Ora, il governo è impegnato a sbrogliare i capitoli del decreto del fare e della nuova pioggia di semplificazioni. Quindi, in cima all’agenda salirà il comparto del welfare, con, in prima analisi, i correttivi alla riforma delle pensioni, senza tralasciare il “buco nero” degli esodati.

Nei giorni scorsi, il dietrofront sulla riforma della legge Fornero era parso netto: secondo quanto dichiarato dal ministro del Welfare Enrico Giovannini, immediatamente appoggiato dal titolare del Tesoro Fabrizio Saccomanni, all’orizzonte non sarebbe prevista alcuna “controriforma” della vituperata legge Fornero, che ha lasciato a spasso oltre 300mila esodati, secondo le stime della Ragioneria dello Stato.

Ora, però, a riassicurare migliaia di lavoratori prossimi alla pensione e i tantissimi esodati – o, come li ha chiamati il ministro recentemente nel corso di un Question Time, “esodandi”, ossia coloro che sono a rischio di diventare i futuri “estromessi” dal sistema previdenziale – arrivano le parole del senatore Giorgio Santini, di sponda Pd che rassicura sul fatto che pensioni e salvaguardia per gli esclusi siano tutt’altro che argomenti passati in secondo piano nelle priorità del presidente del Consiglio e del governo.

“Letta lo ha detto nel suo discorso di insediamento –  dichiara l’esponente democratico in un’intervista al sussidiario.net – non si tratta di interventi che saranno realizzati nell’immediato, ma saranno realizzati”. Dunque, contribuenti ed esodati dovranno armarsi nuovamente di pazienza prima di scoprire cosa cambierà nel proprio destino.

Per i non tutelati, per la verità, le tempistiche sembrano un po’ più serrate: “Partiremo e da subito, con la vicenda degli esodati, che ancora non è stata completamente risolta” , così il senatore Pd cerca di rassicurare i tanti che si sentono abbandonati anche dal governo che è succeduto a quello di Mario Monti, responsabile del dramma sociale che ha generato l’ultima legge sulle pensioni.

Secondo le ipotesi, dopo i primi dati diffusi dall’Inps, che in due occasioni ha certificato come dei 65mila rientri previsti con il primo decreto esodati, siano state accolte tremila posizioni in meno: un caso che, qualora dovesse ripetersi anche nei due successivi decreti ancora in corso di studio – il primo da 55mila e il secondo per altri 10mila – potrebbe generarsi un tesoretto per aprire a nuove finestre di salvaguardia.

Per le pensioni, invece, la soluzione sul tavolo resta sempre quella stessa che Giovannini e Saccomanni hanno seccamente smentito, e che invece non pare definitivamente tramontata: le reintroduzione della flessibilità, che, in un primo momento, doveva portare l’età pensionabile a 62 anni, con bonus del 2% in assegno per ogni anno in meno dai 65 con 35 di contribuzione. Ora, resta da vedere se il governo tornerà davvero sui suoi passi o se, invece, verrà trovata qualche altra ricetta per rendere il welfare meno ostile ai lavoratori e prossimi pensionati.

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