L’amore per Genova, tuttavia, non rimane unidirezionale: il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, infatti, attraverso le colonne del quotidiano LaRepubblica, ha chiesto pubblicamente scusa a Piano, ammettendo, con riferimento al diniego passato, di aver sbagliato “per impazienza” nei confronti dell’”Affresco” accantonandolo con eccessiva impellenza. “Scusarsi? –ha replicato l’architetto alle giustificazioni del Presidente della Regione e degli altri amministratori- Ci mancherebbe altro. Io sono qui, non mi sono mai tirato indietro e non lo farò nemmeno questa volta“, ha concluso Piano.
La completa messa a disposizione da parte dell’architetto, uno dei più apprezzati al mondo, è tale che l’estensione del progetto è prevista non soltanto per lo scalo che si propone di accogliere navi da oltre ventimila container, niente meno che le più grandi costruite, bensì viene a toccare anche la ricostruzione della ‘famosa’ torre dei piloti, la stessa che durante quella funesta notte del 7 maggio si è letteralmente piegata sotto la poppa di un traghetto, causando nove morti. E tutta Genova, che si è raccolta unanime al fianco delle famiglie delle vittime, non nasconde ancora le piaghe per la tragedia del molo Giano.
Lo stesso Piano ha rivelato di aver appreso la drammatica notizia dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, durante un colloquio nel proprio studio la mattina dopo l’incidente. “È stato sconvolgente. Questa è una tragedia che non doveva e non dovrà mai più accadere, ci lascia sgomenti perché dentro al porto le navi sono in sicurezza. -ha commentato l’architetto- Io quando esco con la mia barchetta e lascio il porto ho sempre una leggera ansia perché vado nel mare aperto e quando torno sono più sereno, perché entro in un luogo sicuro. Per questo una simile tragedia ci pare ancor più inaccettabile“.
In merito, poi, alla riprogettazione della torre dei piloti, Piano ha dichiarato: “Se posso lo farò nel miglior modo possibile. Ma dovrà passare un po’ di tempo. Dopo la tragedia, è necessario elaborare il lutto, come si dice in questi casi, lasciar cioè passare un po’ di tempo. Poi verrà il momento anche di pensare alla nuova torre“. Al di là delle tempistiche e delle idee, un’unica costatazione sembra ritrovare vigore, e cioè l’inossidabilità dell’affetto che lega, e sempre legherà, l’architetto genovese alla città che affaccia sul mare.
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