Ebbene mi permetto sul punto di rinviare ad un mio precedente intervento ed aggiungo che vi è comunque l’operosità silenziosa di tanti dipendenti che ogni giorno svolgono il loro compito in maniera esemplare dandosi attraverso la propria coscienza un proprio codice di comportamento, spesso il più importante. Perché l’etica non si acquista con una norma, ma attraverso i principi morali che si hanno dentro e che si riportano nella cosa pubblica. Sapere di lavorare per la collettività deve essere un onore e una fonte di responsabilità intesa quale massimo rispetto per ciò che si deve fare nei tempi e nei modi giusti.
Le distorsioni che vi sono fanno male al sistema e provocano il diffuso senso di malessere nella percezione collettiva. In tal senso, il dipendente pubblico diviene oggetto di generalizzazioni che oscurano le eccellenze e questo non è giusto.
Un cambiamento culturale deve essere il primo punto all’ordine del giorno per una diversa PA davvero aperta e trasparente. Apertura e trasparenza affinché questi termini siano pieni di contenuti e non solo vuoti contenitori.
Il tema dell’etica è davvero tutto da affrontare e sviluppare, sia sul piano più elevato sia su quello operativo del Codice di comportamento ma anche all’errato approccio dell’anticorruzione diventato oggetto di mero adempimento e non di reale rivoluzione culturali. Vi è però un tessuto di persone vivaci e serie che intendono cambiarla la PA. Sono disposte a formarsi e ad avere una nuova mission aggiornata alle nuove frontiere che i tempi richiedono. Una formazione mirata per la crescita e per la preparazione anche di eccellenze sull’esempio ENA. Dare a tutti la possibilità di elevarsi e di dare il massimo. Astenersi perditempo.
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