In caso di abusi edilizi, l’Ufficio Tecnico ha l’obbligo di denunciare il fatto.
È quanto emerso dalla sentenza n. 23956 del 3 giugno 2013, in cui la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza del Tribunale di Pavia, di non luogo a procedere nei confronti di due imputati, il geometra e il responsabile dell’ Ufficio, per aver omesso di segnalare all’Autorità Giudiziaria un abuso edilizio.
Il GUP del Tribunale di Pavia ha dichiarato non luogo a procedere per i due imputati in ordine ai reati di cui all’art. 361 c.p., ma la Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore della Repubblica, annullando la sentenza impugnata e rinviando ad una nuova deliberazione del Tribunale.
Nel caso in esame, all’omessa denuncia era seguita la totale inerzia degli organi competenti, comportando per il GUP la rilevanza penale della condotta dei soli agenti e ufficiali di polizia giudiziaria.
Secondo i giudici della Suprema Corte, il GUP di Pavia ha erroneamente interpretato quanto stabilito dalla suddetta norma penalistica. “L’interpretazione del giudice dell’udienza preliminare rischia chiaramente di determinare inerzia ed omissioni di denunce nei Comuni privi di corpi di Polizia Municipale, allorquando i dirigenti degli Uffici Tecnici vengano comunque a conoscenza di abusi edilizi penalmente sanzionati, oltre in via più generale a determinare un concreto pericolo di diffusione di inaccettabili prassi di scarico reciproco di responsabilità”.
“L’elemento soggettivo del reato di omissione di denuncia consiste nella consapevolezza e volontarietà dell’omissione della denuncia”. “È – continua la Corte – estraneo alla nozione del dolo di omissione il motivo che induca il soggetto, su cui grava l’obbligo di informazione, ad astenersene; sicché è irrilevante che il pubblico ufficiale ritenga che l’informativa della “notitia criminis” di cui sia venuto a conoscenza, competa ad altro pubblico ufficiale ovvero supponga che l’informativa medesima sia stata da questi già fornita”.
La sentenza vuole stabilire un controllo maggiore su questo fenomeno, che nel Belpaese ha assunto dimensioni titaniche, come rilevano i Rapporti di Ecomafia di Legambiente. Un fenomeno che ha poco interessato la politica italiana, che ha molto spesso “condonato”, ma che si inserisce in un giro d’affari illegali da migliaia di euro, oltre che rappresentare un grave attacco alla legalità.
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