Al centro dell’operazione c’è l’anno d’imposta 2009, e a confronto con l’importo dichiarato è stato posto il reddito ricostruito sulla base dei soli dati noti al Fisco perché all’interno del database dell’anagrafe tributaria; nelle prime liste sono finiti solo i contribuenti in cui quest’ultima voce è nettamente più marcata rispetto alle somme dichiarate, con un tasso di scostamento che secondo recenti studi è più elevato del 20% che aveva individuato la normativa ufficiale.
Sulla questione, era stato lo stesso direttore dell’Agenzia, Attilio Befera, a pronunciarsi ripetutamente sostenendo che nella fase iniziale il nuovo redditometro si sarebbe concentrato sugli “scarti più significativi” fra redditi dichiarati ed entrate “ricostruite”. In nessuna circostanza, poi, secondo un principio che era già stato spiegato a gennaio dal vicedirettore delle Entrate, Di Capua, sono confluiti negli elenchi contribuenti per cui lo scostamento fra i guadagni scritti in dichiarazione e quelli presunti in base alle spese certe sia minore di 12 mila euro, a prescindere dalla regola del 20%.
Ad accrescere il disinteresse del nuovo redditometro nei riguardi degli scostamenti non plateali in termini percentuali e di quelli ridotti in valore assoluto non sono solo le esigenze di tutela del contribuente, ma anche la strategia dell’agenzia delle Entrate che per massimizzare il rapporto fra costi e benefici dell’operazione punta naturalmente alle cifre più significative. Su questa base dovrà operare anche la selezione ulteriore che ora deve essere effettuata dagli uffici territoriali, chiamati ora a individuare i 30-35 mila contribuenti da esaminare.
Nei giorni passati gli operatori sul territorio dovrebbero essere stati “istruiti” dai vertici dell’Agenzia in una videoconferenza da Roma, in cui sarebbero stati evidenziati certi principi che troveranno spazio nella circolare applicativa anticipata pochi giorni fa da questo giornale. Proprio in quel provvedimento dovrebbe diventare ufficiale il fatto che la prima mossa del nuovo redditometro si baserà solo sulle spese conosciute dall’amministrazione finanziaria, e che l’ingresso in campo delle contestate medie Istat rimane eventuale e confinato al secondo contraddittorio tra Fisco e contribuente (si veda il grafico a fianco).
Nel primo incontro si discuterà solo sui dati certi, e il contribuente potrà portare “controdeduzioni” in grado di ridurre la pretesa del Fisco e anche di portare all’archiviazione della sua posizione. In questa fase, molto dipenderà da come sarà trattato il tema degli investimenti (e dei prestiti) in grado di far superare alle spese il reddito annuo del contribuente, un argomento su cui i chiarimenti della circolare devono ancora vedere la luce. Del resto, dall’applicazione concreta sul territorio delle indicazioni fornite a livello centrale si gioca tutta l’efficacia, e la correttezza, del nuovo redditometro.
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