Sembrerebbe questa la soluzione prospettata ad oggi dal Governo con l’obiettivo, auspicabile, di poter strappare il colosso siderurgico dal lento declino che è stato ulteriormente calcato dall’ultimo attacco giudiziario. Nient’altro, dunque, che un “salva Ilva” bis. Il nuovo provvedimento annuncia infatti la replica della manovra. “Il commissariamento -ha chiarito il ministro Zanonato- consentirà di gestire l’azienda attuando tutti i piani di risanamento e ambientalizzazione, attuando l’Aia“. Ha poi proseguito Zanonato: “Sei miliardi circa riguarderebbero la crescita delle importazioni,1,2 miliardi tra sostegno al reddito e minori introiti per l’amministrazione pubblica, 500 milioni per la minore capacità di spesa per il territorio“. La parola d’ordine che, indelebile, apre oggi l’agenda politica è ‘risanamento’: ristabilire l’operatività della fabbrica di Taranto per riprendere e proseguire la produzione.
Le ingenti tonnellate di acciaio sfornate dall’Ilva diventano pertanto una fonte di guadagno, mercato e forza lavoro a cui il nostro Paese non può e non deve rinunciare. La posizione presa dal ministro per lo sviluppo economico resta comunque ancorata alle disposizioni che detta l’autorizzazione integrata ambientale, la stessa autorizzazione che la corrente gestione si è esclusa dall’osservare. Proprio nella giornata di ieri lo stesso ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, ha segnalato gli indugi che lo stabilimento ha commesso nella concretizzazione del programma di risanamento, ratificato a seguito dell’inchiesta per disastro ambientale aperta a carico del siderurgico. Sono stati gli esperti dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale, dopo aver effettuato un sopralluogo in fabbrica a fine maggio, ad aver notificato le incrinature nel percorso pianificato dall’Aia.
A risaltare, tra le numerose falle individuate, risulta la gravosa assenza di copertura dei nastri trasportatori. La trasgressione delle opere di salvaguardia, così come pure i rilevanti sequestri ordinati dalla magistratura di Taranto, hanno finito con l’affondare in un pantano di sabbie mobili l’intero impianto siderurgico, risucchiando gradualmente le undicimila persone che vi lavorano. Parte proprio da questi amari presupposti la manovra d’intervento ideata ora dal Governo. Già l’esecutivo Monti l’anno scorso, proprio in concomitanza con l’imperversare della tempesta giudiziaria, si era fatto promulgatore di un decreto ‘salva Ilva’.
L’attuazione del provvedimento, volto a mantenere attiva la produzione impiantistica, veniva comunque sempre subordinata alla riqualificazione delle attrezzature inquinanti necessarie ad annullare il catastrofico impatto ambientale dello stabilimento. La soluzione, però, non è stata in grado di onorare le aspettative. Dalla mancata efficacia così è scaturito il recente progetto governativo. “Il decreto è definito e verrà adottato nel pomeriggio di oggi” ha confermato Zanonato, si prevede per le 15:30. “Dalle decisioni che vengono prese sull’Ilva dipende il futuro della siderurgia italiana e più in generale la credibilità del nostro Paese”, ha ribadito il ministro.
La nomina di commissario potrebbe essere affidata ad Enrico Bondi, amministratore delegato di Ilva che ha rassegnato le dimissioni dopo soli cinquanta giorni dalla rispettiva designazione. Il decreto del governo, come attestato dallo stesso Zanonato, metterà mano proprio sull’amministrazione dell’Ilva mediante “la temporanea sospensione degli organi societari” e “la nomina di un commissario in modo da far convogliare le risorse al risanamento” dell’impianto. Soltanto una volta conclusa questa fase transitoria di portata eccezionale, potranno essere ripristinati “gli organi societari restituendo alla proprietà gestione e risorse economiche, ove ancora ne esistano”, ha concluso il ministro.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento