L’omicida ha raccontato che le parole pronunciate da Fabiana avrebbero fomentato in lui un impulso irrazionale d’ira. La sedicenne uccisa, prima di morire ha combattuto strenuamente, ha raccontato lo stesso ragazzo nel corso dell’interrogatorio. Prima di rimanere vittima del divampo implacabile delle fiamme, Fabiana ha tentato invano di sottrarre all’aggressore la tanica di benzina con la quale minacciava di darle fuoco. Grazie all’ispezione è stato possibile ricostruire sui resti del cadavere, che la vittima prima di venire bruciata era stata ferita da almeno sette coltellate. Prima di compiere il gesto estremo il fidanzato avrebbe lasciato il corpo tramortito di Fabiana tra la sterpaglia della campagna ai margini della cittadina, vagando in stato confusionale per circa un’ora in sella allo scooter. Nello stesso frangente l’adolescente si sarebbe imbattuto in un’amica della fidanzata che ha riportato, avendo visto Fabiana allontanarsi da scuola proprio insieme al ragazzo, di essere rimasta interdetta di fronte alla domanda del giovane che le avrebbe chiesto se sapeva dove si trovasse la sedicenne.
La ricostruzione avanzata, al momento, dagli inquirenti attribuisce la decisione del diciassettenne di tornare in contrada Chiubbica per chiudere brutalmente il dramma, alla totale perdita di lucidità mostrata dall’assassino. Sarebbe così seguita la sosta per procurarsi una tanica di benzina e, una volta raggiunto il luogo, l’epilogo agghiacciante. La giovane riversa a terra, agonizzante, una volta compresa la reale intenzione del fidanzato di riversarle addosso il contenuto infiammabile per darle fuoco, ha raccolto le forze, si è alzata e gli si è buttata contro, cercando di disperdere in terra la benzina. Fabiana però non ce l’ha fatta, stremata dalle ferite inferte, è crollata e l’assassino ha appiccato il fuoco. Nonostante l’esito tragico di questa terribile storia di violenza, a stupire sono proprio le parole pronunciate dalla mamma della vittima nel corso dell’incontro con l’arcivescovo di Rossano-Cariati, Monsignor Santo Marcianò. Ogni madre dinanzi la brutalità senza giustificazione di un dolore così incolmabile, dietro il legittimo diritto di giustizia, griderebbe l’istintivo desiderio di vendetta.
La donna, al contrario, pur a fronte dello strazio sembra riuscire a guardare oltre l’immediata repulsione: “Anche lui è una povera vittima” ha detto riferendosi all’assassino della figlia. L’arcivescovo in visita ai genitori della sedicenne scomparsa, conversando con la mamma della ragazza, ha accennato ad un possibile percorso di recupero dell’omicida. Questa mattina a Corigliano Calabro le porte delle scuole sono rimaste chiuse in segno di lutto. Gli studenti hanno organizzato un corteo per la città, con aprifila i compagni di Fabiana, conclusosi sotto la casa della famiglia. Tra la moltitudine è spiccato il colore rosso dei nastri, quale distintivo messaggio d’amore, indossati da tutti i ragazzi. Un piccolo segnale che diventa un grande, collettivo, emblema d’amore “per ricordare Fabiana”, hanno confermato i manifestanti. In testa al corteo ha sventolato lo striscione testimonianza del cordoglio: “16 anni per sempre. Riposa in pace piccolo angelo. La tua storia meritava più ascolto”. La scritta proseguiva: “Puoi raggiungere solo adesso la tua meta, quel mondo diverso che non trovavi mai. Solo che non doveva andare così, solo che ora siamo tutti un po’ più soli“.
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