Quella resa nota oggi è certamente una decisione eclatante, che rimette alla Corte costituzionale la responsabilità di esaminare un testo, quello della legge elettorale in vigore, che a più riprese la politica ha manifestato la volontà di cambiare, salvo poi non riuscire mai a trovare l’accordo su una bozza migliorativa. Addirittura, gli schieramenti hanno preferito evitare anche l’abrogazione stessa della legge Calderoli, che avrebbe ripristinato il precedente sistema del Mattarellum, nonostante i richiami del Consigliod’Europa e, di recente, anche del presidente steso della Consulta, Franco Gallo.
Nello specifico, il ricorso presentato da Bozzi metteva in risalto tutti gli spunti di dubbia costituzionalità della legge,in particolare gli articoli 48 e 56 della Carta – quelli sull’elezione diretta dei rappresentanti e sul suffragio universale diretto – ponendo l’accento anche sullo scompenso dei premi di maggioranza tra Camera e Senato, dove, rispettivamente, ne vige uno nazionale e 18 regionali, con il risultato, di due elezioni su tre in cui il Porcellum è stato sperimentato, di un’acclarata ingovernabilità e maggioranze pericolanti se non del tutto inesistenti, come ora a Palazzo Madama.
“Sono rilevanti e non manifestamente infondate le questioni di costituzionalità sollevate nel giudizio, tutte incidenti sulle modalità di esercizio della sovranità popolare”. Questo il passaggio chiave dell’ordinanza della Cassazione, che ha rimesso la decisione alla Corte costituzionale, la quale, insomma, potrebbe definitivamente affossare il tanto criticato Porcellum elettorale.
Vai al testo del ricorso presentato dall’avvocato Aldo Bozzi sul Porcellum
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