La protesta nasce direttamente dai genitori, molto attivi contro i test Invalsi, sono molti infatti quelli che vogliono tenere i figli a casa per protestare contro questo sistema di valutazione che per molti appare tanto inutile quanto punitivo. Intanto i test sono cominciati ugualmente e le prime classi hanno cominciato a sostenerli, anche se fuori dalle scuole si sono tenuti dei sit – in di protesta, con le famiglie pronte a scioperare dal momento che, come ha detto Silvia Pasqua, rappresentante dei genitori alla scuola elementare “Baricco” di Torino, “il risultato di una classe non può e non deve essere paragonato a quello di un’altra”.
L’accusa che viene mossa alle prove fornite dal ministero, che dureranno fino al 16 maggio, è di rappresentare una “cultura aziendalista” che vorrebbe snaturare la scuola e che non sarà mai d’aiuto, o peggio penalizzerà, le classi e gli istituti nei quali le situazioni difficoltose sono più presenti; insegnanti precari, lacune di organico, alta presenza di bambini stranieri o di casi critici sul piano sociale, scuole del Sud opposte a scuole del Nord, circoli didattici “ricchi” contrapposti ad altri “in rosso”.
“E’ un grave fattore di ansia per le famiglie – evidenzia Maria Teresa Camera, maestra elementare al “Vallone” di Pavia – Ormai ci addestriamo durante tutto l’anno, forniamo strumenti ai bambini, per lo più scaricati da internet dato che non ci sono i soldi per acquistare libri in più, perché possano superare queste prove“. In pratica, un esame dentro l’esame, o meglio un esame ulteriore che capita a fine anno, quando la stanchezza fra gli studenti la fa da padrona e molti sono concentrati a recuperare le insufficienze o le situazioni critiche.
Al momento, le assenze stimate si calcolano nell’ordine del 10%, ma è complicato distinguere chi si è assentato per protesta o per reali problemi di salute. “Il 16 maggio – dichiara Carmen Guarino dell’Unione degli Studenti – lasceremo in bianco le prove Invalsi perché non riconosciamo il metodo e gli obiettivi verso cui si vuole portare il sistema – scuola italiano”.
Critica allo stesso modo è l’Anief, l’associazione dei dirigenti scolastici ha dichiarato per mezzo del proprio presidente Marcello Pacifico ” è una scelta che contraddice la nostra filosofia educativa”. Prosegue poi Pacifico “anche dopo le modifiche adottate quest’anno la sostanza e lo spirito del test rimangono in antitesi con le tante esperienze progettuali portate avanti nelle scuole, che mettono al centro lo studente e le sue competenze. Per tacere del lavoro supplementare e gratuito a cui sono sottoposti migliaia di insegnanti già alle prese con i consigli di classe di fine anno“.
Anche Unicobas ha dichiarato sciopero, sollecitando la rilettura dell’articolo 33 della Costituzione “ solo i collegi docenti hanno titolo per valutare gli studenti” insomma, i test Invalsi non piacciono praticamente a nessuno anche se al momento continuano a svolgersi, ed è anche sulla base dei loro risultati che scuole e licei, prime elementari e maturandi verranno classificati, o peggio “schedati” come ipotizza qualcuno.
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