“Pensate alle volanti che girano per le strade. -ha annunciato Antonio Apruzzese, classe 1954, da tre anni al comando della Polizia postale e delle comunicazioni– Funzionerà proprio così. Nasceranno delle volanti anche per internet, la Polizia girerà sul web e monitorerà i social network pronta ad intervenire contro gli abusi, le diffamazioni, i falsi profili”. Con gli anni del boom telematico, gonfiato dall’esplosione dei social e rinvigorito dalle diversificate community, sono cresciuti in maniera esponenziale anche i reati informatici. La proposta “imminente”, non è comunque rimasta estranea alle polemiche, “ma vorrei ricordare a tutti -ha chiosato il comandante della Polizia postale- che noi lavoriamo per tutelare chiunque, al di là delle appartenenze politiche”.
In sostanza, così come è possibile chiamare una volante per ottenere aiuto in caso di furti, rapine, o scippi subiti, saranno verosimilmente realizzabili eventuali segnalazioni di identità digitali rubate, diffamazioni ricevute o divulgazioni non autorizzate di immagini private, semplicemente cliccando su un’icona del sito della Polizia. La segnalazione virtuale verrà letta in tempo reale dagli agenti in carne ed ossa, i quali procederanno al concreto avvio delle indagini per identificare, e punire, i soggetti responsabili. I più diffusi illeciti perpetrati in rete, al di là della pedopornografia, della pirateria illegale, così come dei reati bancari online o degli attacchi degli hacker contro i siti istituzionali, riguardano il cosiddetto famigerato “furto d’identità digitale”.
Si tratta dell’accesso abusivo ai dati sensibili, accompagnato dall’utilizzo generalizzato di tutte le informazioni percepibili, dietro persino lauti compensi realizzati all’interno delle trame nefaste del mercato nero. “Dobbiamo confrontarci con una nuova criminalità specializzata, organizzata e transfrontaliera -ha precisato Apruzzese- che può contare su scienziati matematici in Cina e nei Paesi dell’ex Unione Sovietica capaci di concepire virus efficacissimi. La filiera è ramificata e possiede anche una fitta rete di riciclatori in grado di lavare il danaro ricavato, girandolo su conti intestati a teste di legno”. “Questi criminali del web sono sempre più bravi a infettare computer e telefonini, -così prosegue l’analisi del comandante- hanno scoperto armi micidiali come il virus Zeus o il BotNet, Robot Network, con cui possono controllare milioni di apparecchi”.
Fortunatamente, oltrepassando le pessimistiche costatazioni, grazie ai supporti collaborativi instaurati con l’Fbi ed i gestori USA dei social network, come ha confermato lo stesso capo della Polizia postale, in caso di abusi è diventato molto più agevole intervenire tempestivamente ed in maniera efficace. Resta comunque sempre valido per i fruitori di internet un consiglio importante, e cioè “cambiare periodicamente le password”. E cosa invece può dirsi nei confronti del legislatore? “Introdurre il reato di furto d’identità digitale”, ha ammonito Apruzzese, il quale purtroppo ancora non sussiste all’interno del nostro codice. “C’è un universo nuovo entro il quale dobbiamo muoverci”, il mondo cambia, e con esso evolvono anche i suoi lati oscuri. Allora, meglio difendersi.
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