Mercoledì scorso è tornato a parlare Marco Fassoni Accetti, 57 anni, autore di arte cinematografica indipendente, il super testimone, rimasto inizialmente misterioso, della vicenda che ha visto protagonista Emanuela Orlandi, scomparsa il 22 giugno del 1983. Il collaboratore ha espresso la volontà di continuare a chiarire fino in fondo il rispettivo ruolo nella doppia scomparsa. La verità descritta dal teste ha rivelato infatti, oltre al coinvolgimento nel caso Orlandi anche quello relativo alla vicenda inerente Mirella Gregori, sparita un mese e mezzo prima di Emanuela. Quella di Accetti è una deposizione che sembra flettere verso l’autodenuncia. La settimana scorsa il testimone ha raccontato al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e al pm Simona Maisto, di essere stato “uno dei principali telefonisti” del sequestro Orlandi, il quale sarebbe stato organizzato per mano del nucleo di intelligence di cui lo stesso ha dichiarato di aver fatto parte, con l’obiettivo di esercitare pressioni sulla Santa Sede. Non è tutto: quel famoso giorno di fine giugno a corso Rinascimento, dove la quindicenne scomparve nel nulla, sarebbe stato proprio lui il soggetto “appostato per scattare fotografie alla BMW su cui c’era De Pedis”, incontrando nei mesi successivi “moltissime volte Emanuela, che restò a Roma fino al dicembre del 1983”.
L’uomo non ha chiamato nessuno in correità. L’interrogatorio di Accetti di mercoledì scorso è andato avanti per più di due ore, ancora nella sola veste di testimone. Quelle che, a sua detta, dovrebbero essere le ultime parole per qualche tempo, le ha pronunciate al fine di “ tutelare il lavoro degli inquirenti e dare loro modo di accertare il contenuto delle audizioni”. Ora, spetta dunque ai magistrati perlustrare riscontri attendibili tra l’ingente mole di informazioni ricevute. L’esame delle dichiarazioni dei precedenti interrogatori, intanto, ha permesso di gettare luce su uno dei misteri più allarmanti riscontrato già dai primi mesi di indagini, e cioè quale fosse il reale significato dei numerosi messaggi criptati inviati alle due famiglie e ai giornali. Ad esempio, il codice 158, adoperato per ottenere colloqui diretti con l’allora Segretario di Stato cardinal Casaroli, alludeva a qualcosa: tramite semplice traslazione infatti, lo stesso è diventato 5-81, vale a dire maggio 1981, mese dell’attentato a Papa Wojtyla. E così anche le 375 mila lire che furono offerte a Emanuela per un lavoro di una sola giornata (come si è sempre ribadito, risultate eccessive) assumevano, ha spiegato Accetti, una valenza precisa agli occhi degli “interlocutori” dei sequestratori: sommando due volte il numero 1, si è ottenuto il ‘codice’ 13-5-17, il giorno preciso dell’apparizione della Madonna di Fatima in Portogallo.
Per sapere di più sul coinvolgimento delle alte sfere vaticane in entrambe le scomparse si allega l’approfondimento dettagliato dell’intera vicenda in formato pdf.
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