Imu: ecco le tre soluzioni del Governo Letta

Redazione 29/04/13
Abbiamo fatto il Governo adesso dobbiamo fare le riforme.

Questo potrebbe essere il motto simbolico che accompagna le prime ore di vita del nuovo esecutivo targato Enrico Letta. L’esigenza di avere un governo in tempi brevi era tanto forte quanto quella di avere delle riforme soprattutto dal punto di vista fiscale dove ci sono i nodi più importanti da sciogliere, Imu su tutti.

La tassa sulla casa è stato l’asso nella manica del Pdl, la sua abolizione e restituzione il “comandamento” che ha permesso al Pdl di effettuare quella inaspettata rimonta elettorale che si è concretizzata alle ultime elezioni e proprio per questo il neo premier Letta non vuole essere passivo sull’argomento nè lasciarlo tanto meno alla sola gestione della squadra del Cavaliere.

L’abolizione e la restituzione, infatti, sono impraticabili e nella pratica sarebbero un vero e proprio boomerang perché creerebbero un buco di 4 miliardi l’anno, denaro che spetterebbe alle casse dei Comuni, da quest’anno unici beneficiari della tassa sulla prima casa, che si troverebbero in una situazione di forte disagio economico, soprattutto quelli che hanno già i conti in dissesto e che aspettano l’indotto Imu come una boccata d’ossigeno.

Questo pericolo, tuttavia, è destinato a rimanere solo una spiacevole ipotesi, non solo perché c’è la garanzia di Letta di trovare una via alternativa che si fondi su un consenso di larghe intese e che quindi non  affidi i meriti e le responsabilità solo al Pdl, ma anche perché all’interno del nuovo esecutivo ci sono due figure come Graziano Delrio, presidente dell’Anci, e nuovo ministro degli Affari Regionali e Flavio Zanonato, sindaco di Padova, nuovo ministro dello Sviluppo Economico che sono sinonimo di garanzia e tutela per le sorti dei municipi.

Dunque Letta è chiamato a fare ciò che forse gli riesce meglio: mediare. Va però detto che ieri Brunetta ha subito messo le cose in chiaro minacciando che il Pdl non voterà la fiducia la governo qualora l’Imu non venga restituita però, come detto,  questa ipotesi è pura utopia mentre vie decisamente più percorribili sono una moratoria per il 2013, l’aumento delle detrazioni base attualmente a 200 euro o esenzioni speciali per le famiglie con un Isee inferiore ai 15 mila euro. Vediamole dunque nello specifico.

E’ stata ipotizzata una moratoria del pagamento dell’Imu solo per quest’anno, per prendere tempo in attesa di una riforma complessiva che riguarderebbe anche la Tares. Bloccare l’Imu per quest’anno potrebbe essere sufficiente per calmare l’aggressività in materia del Pdl ma avrebbe il limite di essere molto costosa, questa scelta infatti comporterebbe la rinuncia dei 4 miliardi destinati ai Comuni e questa cifra, in un modo o nell’altro andrebbe recuperata in bilancio.

Il Pd, dal canto suo, punta di più sulla possibilità di un aumento della detrazione di base, al momento di 200 euro, fino a 600 euro. Questo provvedimento comporterebbe l’esenzione del 40 -45% dei proprietari e i benefici riguarderebbero l’85% dei contribuenti Imu e il costo sarebbe sicuramente più abbordabile di quello della moratoria. Infatti secondo le stime della Uil servizio politiche territoriali, ogni 100 euro di detrazione in più costano 500 milioni, quindi portare la detrazione a 600 euro costerebbe circa 2 miliardi in più.

Infine c’è la terza via. quella proposta dal sindaco di Roma Gianni Alemanno che, giova ricordarlo, è in piena bagarre da campagna elettorale: considerare esenti coloro che hanno un reddito Isee  sotto la soglia dei 15 milia euro che corrispondono ai 30 – 32 mila euro lordi di reddito familiare, due figli a carico e un mutuo residuo di circa 30 mila euro. In base a questi parametri sarebbero esentati circa il 50% dei contribuenti, quelli nelle condizioni più disagiate. Il governo potrebbe anche optare per l’incremento immediato delle esenzioni riservandosi così una scelta definitiva in sede di discussione della legge di stabilità in autunno.

L’Imu comunque non è l’unica problematica di cui discutere, bisogna sciogliere i nodi dell’ingorgo fiscale, degli aumenti Iva di luglio e della Tares oltre la necessità per la cassa integrazione in deroga, le missioni militari, i precari della pubblica amministrazione. Nel complesso si tratta di 7 -8 miliardi oltre all’aumento delle risorse per il decreto “salda debiti”. Dunque è possibile che sia fissata una audizione con Saccomanni, nuovo ministro dell’Economia, per modificare il Def prima del 6 maggio, data in cui è prevista la discussione nell’aula di Montecitorio.

 

Redazione

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