Nell’alveo del fiume Pollena di Volla, i corpi straziati delle due minori, Barbara Sellini di 7 anni e Nunzia Munizzi di 10, furono ritrovati seviziati e semicarbonizzati. A distanza di quasi trent’anni dal disumano massacro e dopo la condanna alla pena dell’ergastolo, in primo, secondo grado e Cassazione, dei tre imputati Ciro Imperante, Luigi Schiavo e Giuseppe La Rocca, la nuova, inaspettata richiesta revisionale del processo ha messo in discussione integralmente le fondamenta della costruzione accusatoria fino ad ora sostenuta.
Una revisione, dunque, che si rivela essenziale per l’accertamento della verità, ma che purtroppo non servirà a risarcire l’irrecuperabile strascico di dolore che la portata clamorosa di un così fatale errore giudiziario può provocare nell’esistenza di un innocente condannato senza giusta e comprovata causa. Recentemente la richiesta di revisione processuale è stata accolta dalla Corte d’Appello di Roma.
L’arduo compito del tribunale sarà quello di gettare nuova luce e svelare finalmente il nome ed il volto del vero assassino. Un assassino che da quasi trent’anni è rimasto indisturbato e a piede libero, nonostante nasconda alle spalle l’esecuzione di uno dei più crudeli delitti che la cronaca del nostro tempo abbia mai conosciuto.
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