Cosa succede dopo l’invio dell’sms Inps con l’avviso del Reddito di cittadinanza sospeso? Cosa deve fare chi ha ricevuto la comunicazione, e dal mese di agosto si trova senza sussidio? Come avverrà la fase transitoria, che traghetterà dall’RDC alle due misure in arrivo: SFL e ADI? E cosa significa presa in carico dei servizi sociali?
A queste domande ha fornito una prima risposta l’Inps, con il messaggio 2835 del 31 luglio, che tratta proprio questi punti: come funziona la presa in carico dai servizi sociali, le prossime azioni per persone occupabili e non e, in generale cosa succederà dal 1° agosto 2023 al 1° gennaio 2024 dopo l‘addio al Reddito di cittadinanza.
Tutte le risposte qui, punto per punto.
Indice
- Reddito di cittadinanza di cittadinanza sospeso
- Reddito di cittadinanza sospeso: le disposizioni transitorie fino al 2024
- Reddito di cittadinanza sospeso: la presa in carico dei servizi sociali
- Chi viene preso in carico dai servizi sociali
- Reddito di cittadinanza sospeso: come funziona la presa in carico dei servizi sociali
- Reddito di cittadinanza fino a dicembre anche senza presa in carico
- Reddito di cittadinanza sospeso: Supporto Formazione e Lavoro (SFL)
- Addio Reddito di cittadinanza: ADI dal 1° gennaio 2024
Reddito di cittadinanza di cittadinanza sospeso
Chi non può più ricevere il Reddito di cittadinanza è stato avvisato da Inps via sms o email. In queste comunicazioni l’ente ha informato il beneficiario che, la rata RDC di luglio 2023 sarebbe stata l’ultima pagata, per i percettori che hanno già usufruito delle ultime 7 mensilità previste quest’anno, prima dell’abolizione totale del sussidio.
C’è un però, che può far tornare a sperare qualche nucleo familiare: sono le cosiddette disposizioni transitorie, che accompagneranno alcuni nuclei per tutto il 2023, fino alla data di avvio dell’Assegno di inclusione. Nella stessa comunicazione sms infatti, Inps ha ricordato che, nell’eventualità della presa in carico dei servizi sociali, la sospensione sarà revocata. Cosa significa?
Reddito di cittadinanza sospeso: le disposizioni transitorie fino al 2024
Le due misure transitorie principali previste, che traghetteranno i sussidi Inps fuori dall’era del Reddito di cittadinanza sono:
- la presa in carico dei servizi sociali;
- il Supporto per la formazione e il lavoro (SFL).
Reddito di cittadinanza sospeso: la presa in carico dei servizi sociali
La speranza risiede appunto nella possibilità che il beneficiario possa vedersi revocato lo stop al sussidio, tramite la presa in carico dei servizi sociali, e quindi la possibilità per questa persona di continuare a ricevere l’RDC fino al 31 dicembre 2023, data ultima per tutti.
Come spiegato da Inps, le disposizioni transitorie prevedono che, per alcuni nuclei familiari non attivabili al lavoro possa pervenire una comunicazione di presa in carico da parte dei servizi sociali.
Per i nuclei presi in carico la fruizione del reddito di cittadinanza potrà proseguire, senza il limite delle 7 mensilità e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2023. Partendo proprio dal pagamento della rata RDC di agosto 2023.
Chi viene preso in carico dai servizi sociali
La presa in carico fa parte di una delle misure transitorie post RDC, ma non è appannaggio di tutti. Solo alcuni cittadini possono accedervi. Si tratta delle persone che versano in un particolare stato di bisogni complessi e di difficoltà di inserimento sociale o lavorativo: sono i nuclei non attivabili al lavoro.
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Per chi invece può essere avviato al lavoro, e per coloro che non risulteranno presi in carico dai servizi sociali, dal 1° settembre 2023 sarà possibile accedere alla nuova misura del Supporto per la Formazione e per il Lavoro (SFL). Sempre che abbiano un ISEE non superiore a 6mila euro.
Reddito di cittadinanza sospeso: come funziona la presa in carico dei servizi sociali
La presa in carico dopo lo stop al Reddito di cittadinanza non è affatto automatica. Ci sono degli step obbligati. Cerchiamo quindi di dare una risposta semplice.
La presa in carico viene fatta dal Comune di residenza, dopo la valutazione da parte dei servizi sociali. Se questi ritengono la persona non attivabile al lavoro, inseriscono i dati preliminari del nucleo su GePI: la piattaforma per la gestione dei Patti per l’inclusione sociale.
I servizi sociali del Comune hanno tempo fino al 31 ottobre 2023 per comunicare all’Inps l’avvenuta presa in carico tramite piattaforma GePI, dopodiché si perderà la possibilità di essere inseriti tra i nuclei che hanno diritto alla proroga del RDC fino a dicembre.
Se la presa in carico arriva all’Inps entro il 31 ottobre il beneficio sarà riattivato e proseguirà fino al 31 dicembre 2023 dando diritto anche agli arretrati.
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Reddito di cittadinanza fino a dicembre anche senza presa in carico
La storia dell’obbligo di presa in carico ai fini della proroga RDC, non vale per alcuni nuclei familiari, che mantengono comunque il diritto al Reddito di cittadinanza fino a dicembre 2023. Per questi non c’è alcun obbligo di essere presi sotto l’ala dei servizi sociali, perché sono automaticamente inclusi nella platea dei beneficiari delle 12 mensilità di Reddito (fino al 31 dicembre 2023). Sono:
- I nuclei familiari al cui interno vi siano persone con disabilità, minorenni o persone con almeno sessant’anni di età,
- I nuclei familiari al cui interno vi siano minorenni,
- I nuclei familiari al cui interno vi siano persone con almeno 60 anni di età.
Reddito di cittadinanza sospeso: Supporto Formazione e Lavoro (SFL)
Chi non ha diritto alla presa in carico, né fa parte di un nucleo con all’interno minorenni, disabili o over 60, e ha un ISEE fino a 6mila euro, può provare ad accedere dal 1° settembre 2023 alla nuova misura di contrasto alla povertà: il Supporto Formazione e Lavoro (SFL). L’obiettivo di questa misura è l’inserimento al lavoro, garantendo al contempo un supporto economico pari a 350 euro mensili, per un massimo di 12 mensilità. Per accedere alla misura, oltre a presentare una domanda, è necessario seguire uno specifico iter 8che verrà illustrato in un video da Inps).
Addio Reddito di cittadinanza: ADI dal 1° gennaio 2024
Dal 1° gennaio 2024, i nuclei al cui interno sono presenti persone disabili, minorenni, o con almeno sessant’anni d’età, ovvero componenti in condizione di svantaggio e inseriti in programmi di cura e assistenza dei servizi socio-sanitari territoriali certificati dalla pubblica amministrazione, saranno potenzialmente destinatari dell’Assegno di inclusione (ADI), nuova misura di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale.
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