In entrambe le sentenze, su parere del pg, si possono riscontare “evidenti illogicità” congiuntamente a gravose “lacune e incongruenze” oltre ad una “sopravvalutazione della prova scientifica“. Secondo l’accusa, infatti, “l’autore dell’omicidio ben conosceva la vittima come pure la casa” e non sussistono “elementi che parlino di altre persone”, all’infuori di Stasi, che siano in grado di rivelare un attendibile “movente per uccidere Chiara Poggi”.
A ciò si aggiunge, sempre secondo la pubblica accusa di piazza Cavour, come Alberto Stasi la mattina del 13 agosto sarebbe stato colto dal “panico” e sarebbe rientrato a casa Poggi “per controllare se Chiara era viva o morta”. Alberto Stasi, dunque, seguendo le parole pronunciate dal pg, non avrebbe fatto altro che simulare “il ritrovamento del cadavere di Chiara”.
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