Oggi alle 15 sia la Camera che il Senato sono convocate per oggi alle 15 per approvare la Relazione del governo licenziata dal Consiglio dei ministri del 21 marzo che ipotizza un incremento del deficit 2013 dal previsto 2,4% del Pil al 2,9% a causa, appunto, della spesa da 40 miliardi necessaria a saldare almeno parzialmente i debiti contratti con le imprese, sono infatti 91 i miliardi in totale di disavanzo.
Una volta che le Camere daranno il loro assenso, il Consiglio dei ministri molto probabilmente domani approverà il relativo decreto, secondo fonti di Palazzo Chigi sarà necessario invece attendere ancora per il possibile rinvio della Tares; la nuova tassa sui rifiuti, infatti, dovrebbe partire a luglio anche se tutti ne chiedono il rinvio al 2014 per evitare un altro salasso tanto per le famiglie quanto per le imprese, con l’aggravante che coincide con gli acconti dell’Imu, dell’Irpef, dell’Ires e dell’aumento dell’Iva, anch’esso fissato per luglio.
Sempre domani, dunque, il governo discuterà di questa problematica con i vertici dell’Anci, l’associazione dei Comuni italiani. A Palazzo Chigi, a partire dalle 15, si terrà una riunione che vedrà coinvolti il sottosegretario Antonio Catricalà, i ministri dell’Economia Vittorio Grilli, degli Affari europei Enzo Moavero, della Coesione Fabrizio Barca, e lo stesso presidente dell’Anci, Graziano Delrio. A complicare lo slittamento della Tares all’anno prossimo c’è la questione che essa garantirebbe alle casse dei Comuni almeno un miliardo in più a fronte del quale lo Stato disporrà un taglio dei trasferimenti equivalente.
Per scongiurare una crisi delle finanze locali è necessario, qualora la Tares venisse rinviata, incrementare le attuali Tarsu e Tia oppure rendere nullo il taglio dei trasferimenti ai Comuni. Tornando, invece, al decreto sui pagamenti alle imprese il provvedimento si struttura su sei linee guida; 1) l’allentamento dei vincoli imposti dal Patto di stabilità che permette ai Comuni con i conti in regola di utilizzare gli avanzi di gestione disponibili. 2) L’estromissione dal Patto di stabilità delle Regioni dei pagamenti realizzati in favore di Comuni e Province. 3) La creazione di fondi rotativi per garantire liquidità a Regioni ed enti locali, 4) l’uso di quote dei cofinanziamenti nazionali dei fondi strutturali europei, in deroga al Patto di stabilità. 5) Per quanto riguarda il settore sanitario, dove giacciono larga parte dei 40 miliardi da sbloccare, interverranno anticipazioni di cassa che lo stato fornirà alle Regioni per pagare i debiti già riscontrati negli esercizi finanziari precedenti. 6) Il ricorso alle giacenze di tesoreria per velocizzare i rimborsi fiscali pregressi a carico dello Stato.
Quindi l’idea è quella di imitare il modello spagnolo che ha permesso, in 5 mesi, di erogare 27 miliardi di euro alle aziende creditrici, in questo modo l’obiettivo non è più solo allentare i vincoli del patto ma anche, se non soprattutto, responsabilizzare gli enti locali visto che sono stati fissati termini rigidi per saldare i debiti con tanto di sanzioni per gli enti inadempienti.
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