La questione però è urgente visto che, insieme ad una pressione fiscale locale destinata ad aumentare ancora proprio a causa delle regole Tares, il calendario dei versamenti sta generando una crisi di liquidità nelle aziende, che corrono il serio pericolo di dover bloccare i pagamenti ai fornitori e di veder così scomparire le fondamenta necessarie a garantire anche i pagamenti degli stipendi agli operatori.
Nasce da qui l’allarme sull’emergenza rifiuti nazionale paventato dalle imprese e dai sindaci , anche perché i meccanismi che devono supplire a questa stasi si stanno rivelando difficilmente attuabili. La maggior parte delle aziende è già molto esposta nei riguardi delle banche e non ha dunque molto spazio per altri affidamenti; in più di un caso la richiesta di aiuta giunge direttamente dai Comuni, che possono però intervenire solamente quando le anticipazioni di tesoreria non sono già terminate per fronteggiare l’incertezza delle entrate e della riscossione.
Il rinvio a luglio della prima rata Tares, fissato dal Parlamento, nella pratica rimanda a settembre – ottobre i primi incassi di rilievo per le imprese, questo chiaramente ha accesso le reazioni da parte del vasto fronte che chiede la proroga e che vede gli uni affianco agli altri le imprese del settore riunite in Federambiente e Fise – Assoambiente (Confindustria) , gli amministratori locali, e Cgil – Funzione Pubblica, la Federazione trasporti della Cisl, Uil – Trasporti e Fiadel.
Ieri in campo è scesa anche Susanna Camusso, il segretario generale della Cgil, che ha lanciato l’allarme sull’ingorgo fiscale di giugno – luglio mentre il presidente dell’Anci, Graziano Delrio, ha ricordato che ” è molto grave non risolvere un problema urgente che rischia di determinare un’emergenza di liquidità e di raccolta dei rifiuti”.
I sindaci considerano nuove azioni insieme agli alleati di sindacati e imprese “ è sbalorditivo – spiega Daniele Fortini, il presidente di Federambiente – il fatto che di fronte a un mondo ampio che implora un intervento urgente il Governo dilazioni pur avendo coscienza del problema. A oggi – spiega Fortini – gli operatori avrebbero già dovuto incassare la copertura economica del primo trimestre, mentre con le regole attuali dovremo lavorare gratis per mesi”.
Per aggirare il nodo il ministero dell’Ambiente ha redatto un decreto che per il 2013 rimetterebbe in campo le vecchie tesse, Tarsu e Tia, permettendo alle aziende di ricominciare a incassare e ai contribuenti di evitare rincari ulteriori generati dall’obbligo di copertura integrale dei costi stabilito dalla Tares e non dalla Tarsu. Si tratta di un primo step, che in ogni caso non affronta la questione della maggiorazione da un miliardo di euro in calendario comunque per luglio, e che specialmente adesso necessita urgentemente di un padre.
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