La fotografia ci mostra che gli studenti stranieri iscritti nelle nostre scuole sono in crescita (circa 755 mila), e fin qui non c’è nessun problema.
Il problema si presenta quando cerchiamo di capire come e cosa si dispone per favorire l’inclusione di questi alunni stranieri all’interno del sistema. Se parliamo di risorse verrebbe da dire: col freno a mano, o meglio con la retromarcia!
Con l’intesa al MIUR del 30 gennaio 2013 in attuazione dell’accordo all’Aran del 12 dicembre 2012, le risorse disponibili per i progetti aree a rischio e a forte processo immigratorio, pari lo scorso anno a 52,2 milioni di euro, sono state ridotte a 42,21 milioni (pari ad un -19,14%). La ripartizione di queste risorse, ovviamente, è subordinata innanzitutto alla sottoscrizione definitiva dell’accordo all’Aran, poi al perfezionamento delle procedure di autorizzazione dell’intesa attuativa sottoscritta al MIUR il 30 gennaio scorso.
Ad oggi agli Uffici Scolastici Regionali è stato però recapitato soltanto un acconto (come fatto per le altre risorse alle scuole) pari a 24,66 milioni di euro sui 42,21 spettanti, ovvero “solo” il 58,42%. In conclusione le scuole potranno avere, rispetto allo scorso anno, “solo” il 80,86% delle risorse e “solo“ una volta completato l’iter di autorizzazione sia del CCNL all’Aran, che dei due Ccni al MIUR. Nel frattempo però (ma siamo già a febbraio, quindi a metà esatto dell’anno scolastico!!) se la dovranno “cavare” con un acconto solo del 58% di quanto spettante per questo anno scolastico, acconto che corrisponde al 47,24% delle risorse dello scorso anno.
Nell’intesa si prevede che le scuole debbano presentare agli Uffici Scolastici Regionali i progetti entro il 25 febbraio prossimo e che gli stessi debbano trasmettere al MIUR, entro il 25 marzo 2013, l’elenco dei progetti autorizzati ed i relativi importi.
Una situazione allarmante: i fondi per le aree a forte processo immigratorio servono infatti per mettere in cantiere progetti e azioni legate all’inclusione degli alunni stranieri, alla mediazione culturale con le famiglie, a corsi di prima alfabetizzazione. L’ottica di diminuire i fondi a fronte di un aumento del bisogno è quanto meno incoerente.
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