Oltre all’ok al nuovo testo, nelle ultime ore è arrivato anche il modello per la divulgazione dei nominativi da parte delle aziende, chiamate a indicare i propri dipendenti soggetti al regime del vecchio trattamento pensionistico.
Insomma, l’iter di reintegro degli esodati non si arresta, anche se il governo Monti è ormai agli scampoli finali del suo mandato, con le Camere convocate per il via alla XVII legislatura già questo venerdì 15 marzo.
Con la firma in calce del ministro del Welfare, dunque, viene definitivamente licenziato l’ultimo testo pro salvaguardati, incluso già nella recente legge di stabilità. Ora, il nuovo provvedimento verrà traslato negli uffici delle due Camere, che dovranno esprimersi a riguardo.
Si tratta, come annunciato, di ulteriori 10.130 lavoratori non tutelati, che potranno accedere alla pensione secondo i dettami vigenti fino al 2011, quando è stata emanata la riforma delle pensioni che ha portato a un vero e proprio shock dello stato sociale, causando, di fatto, la falla degli esodati.
La copertura finanziaria per gli ultimi diecimila esodati verrà trovata ricorrendo alle pensioni già erogate, in particolare a quelle superiori a sei volte il minimo, cui verrà posto un freno all’indicizzazione da quest’anno fino al 2020, consentendo allo Stato di incamerare i 540 milioni di euro necessari per garantire la prestazione previdenziale.
In queste ore, poi, sono arrivate le tanto attese istruzioni per l’elenco dei nominativi di esodati rientranti nel secondo scaglione, quelli cioè inclusi nel recinto dei 55mila tratti in salvo con la spending review della scorsa estate, di cui 40 mila coinvolti in licenziamenti collettivi o in risoluzioni dei rapporti contrattuali successivamente alla stipula di accordi governativi.
Ora, come abbiamo spiegato di recente, a seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto attuativo, avvenuta lo scorso 21 gennaio, restava un margine di 30 giorni di tempo per le aziende al fine di stilare le proprie liste di subordinati licenziati lo scorso anno inseriti nel programma di recupero.
Però, qui, è stato il Ministero a perdere tempo, non emanando le direttive da seguire per la compilazione delle liste e, di fatto, provocando un nuovo stallo nella tempistica di rilascio degli assegni.
Senza dubbio, da decreto, i datori di lavoro dovranno comunicare ogni 12 mesi i nomi dei soggetti licenziati entro il 31 marzo ricorrendo al modello pubblicato dal Ministero sul proprio sito web. Una volta esaurita questa procedura, sarà l’Inps a entrare in scena, dando il proprio benestare alle liste di candidati a rientrare sotto i canoni del decreto di salvaguardia (ad esempio verificando se il lavoratore appartiene alle categorie dei contributori volontari o dei cosiddetti cessati).
L’eccezione riguardava, insomma, proprio i lavoratori che avessero ricevuto il benservito nel corso del 2012, per i quali, però, non è arrivato l’atteso “manuale di istruzioni”, lasciando, ancora una volta, esodati e imprenditori, del tutto interdetti.
Vai al testo delle istruzioni del Ministero per i 55mila esodati
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