Per il solo mese di gennaio 2013, infatti, le istanze pervenute all’Istituto nazionale di previdenza ammontano infatti a 38.352, per l’accesso alla copertura standard, e a 3.249 per quella in formato ridotto.
Secondo le stime delle banche dati nazionali, se a queste cifre vengono aggiunte le richieste di sussidio di disoccupazione inoltrate entro il 31 dicembre 2012 – cioè finché restava in vigore il regime precedente – siamo allo 0,6% di domande in meno rispetto a una anno fa.
Dunque, dati che, con massima cautela, possono essere definiti incoraggianti, a fronte delle previsioni drammatiche di inizio anno effettuate un po’ da tutti gli analisti economici. Solo il fatto che le domande di sostegno alla disoccupazione non siano aumentate è sicuramente da interpretare come un tiepidissimo segnale positivo.
C’è, comunque, qualche riserva da far registrare: innanzitutto la bassa familiarità con il nuovo strumento dell’Aspi, che ha lasciato interdetti molti operatori, così come imprese e lavoratori interessati. Non a caso, giusto qualche giorno fa sono state diramate le istruzioni per l’accesso alla salvaguardia dopo mesi di inattività avvenuti nell’arco dell’anno 2012. Va ricordato, inoltre, che Aspi sostituisce tanto l’assegno di disoccupazione quanto la mobilità, mentre la Cassa integrazione resta regolarmente al suo posto.
In seguito, è bene ricordare chi sono i soggetti destinatari della prestazione, introdotta a livello giuridico della riforma del lavoro di Elsa Fornero ed entrata a regime dallo scorso primo gennaio: l’Assicurazione sociale per l’impiego classica si rivolge a tutti quei dipendenti che si trovino in stato di disoccupazione involontaria da non prima dello scorso primo gennaio, con almeno due anni di contributi regolarmente versati di cui uno nel precedente. Riguardo la Mini Aspi, invece, lo spettro dei potenziali richiedenti riguarda anche coloro i quali siano stati allontanati dal posto di lavoro nel corso del 2012 e abbiano, comunque, maturato un monte contributi non inferiore alle 13 settimane.
La quota prevista per l’indennità di disoccupazione corrisponde a 1152,90 euro lordi che diventano, poi, 1085,57 netti per chi guadagnava almeno 2075,21 euro al mese. Chi si trova al di sotto di questa soglia, invece, dovrà accontentarsi di 903,20 euro netti mensili.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento