Politiche 2013: impazza in rete il nuovo sito “Se c’era Renzi.it”

Letizia Pieri 05/03/13
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L’ondata di disappunto che sembra aver segnato una consistente fetta dell’elettorato democratico, a seguito della vittoria di misura ottenuta nelle recenti elezioni politiche, pare essere sfociata nell’univoco, ridondante slogan Se ci fosse stato Matteo Renzi. La conseguente levata di recriminazioni esplose in rete, sventolando la bandiera del rimpianto ‘rottamatore’ fiorentino, hanno portato un giovane web designer, alias Enrico Battocchi, alla creazione domenica scorsa dell’apposito indirizzo on line: www.secerarenzi.it.

Il portale risulta già cliccatissimo e non sembra esente da una vena d’ironia, accogliendo i visitatori all’insegna del richiamo: “Se c’era Renzi era festa tutto l’anno. Già nella figurazione, la grafica rispecchia appieno l’immagine renziana doc, con una presentazione lineare caratterizzata da caratteri filiformi dai colori blu e rosso, perfettamente abbinati così come avvenuto nella campagna delle primarie condotta dallo stesso rottamatore. Persino il segno tipografico è lo stesso scelto dal ‘segretario mancato’, mentre i toni utilizzati dalle parole già nella schermata iniziale sembrano più che una recriminazione un’inneggio autoironico al cambiamento delle rappresentanze ai vertici di partito, contrassegnati contemporaneamente da vividi accenni toscaneggianti (“Se c’era Renzi c’erano meno grilli e meno grulli”).

Ai curiosi si lascia la possibilità di sfogliare ogni battuta, caricata opportunamente nel sito, condividendone i contenuti tramite le pagine dei social, Twitter e Facebook, e integrandone i testi con citazioni più recenti e nuove. Unica e sola qualità richiesta: una forte valenza  ironica, che sia beffarda e canzonatrice. “Se c’era Renzi -ha postato un utente- i giaguari nascevano già smacchiati”, “Se c’era Renzi -aggiunge un altro- Silvio Berlusconi nasceva in Svezia”.

Non mancano poi i commenti più squisitamente filo-politici come quello che dice “Se c’era Renzi, Daniela Santanchè e Alessandro Sallusti si lasciavano”, o quello più fedelmente partitico e pro renziano “Se c’era Renazi, Pierluigi Bersani non c’era”. Conclude la schiera beffarda l’opinione auto-derisoria di un fruitore che si concede ad una sottile rivincita bersaniana commentando Se c’era Renzi facevamo un sito ‘Se c’era Bersani”.

 

Letizia Pieri

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