Maldive, sentenza choc: minorenne violentata costretta a 100 frustate

Redazione 01/03/13
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Le Maldive, paradiso dalle acque cristalline e dal cielo color cobalto, nascondono anche lati oscuri. La Sharia, il codice morale che sancisce la rigida legge religiosa dell’Islam, resta  fortemente radicata nell’isola. Nell’atollo di Feydhoo è potuto accadere ad una ragazzina di 15 anni, ripetutamente violentata dal patrigno, di essere condannata dal tribunale dei minori a 100 frustate in virtù di un rapporto sessuale avuto dalla stessa con un altro uomo. All’adolescente, per il momento, è stata somministrata una pena di otto mesi agli arresti domiciliari. La punizione corporale verrà inflitta dopo il compimento del diciottesimo anno d’età, salvo la circostanza (poco probabile) in cui che sia la ragazza stessa ad avanzare la domanda di anticipazione.

Il dettato normativo maldiviano, che mischia precetti musulmani e principi di common law, proibisce severamente il sesso prematrimoniale ed in caso d’inosservanza le legge viene applicata con inflessibilità. Lo stesso portavoce del presidente Mohamed WaheedMassood Imad, pur riconoscendo con la stampa francese come la condannata fosse più una vittima che una colpevole, ha in parte giustificato la punizione fisica definendola uno strumento necessario, non tanto per infliggere dolore, bensì per stimolare il ‘giusto’ sentimento di vergogna e pentimento per aver disubbidito ad un inviolabile precetto religioso.

Il patrigno della minore rischia invece 25 anni di carcere, l’accusa non risponde soltanto al reato di stupro ma anche a quello di omicidio; l’uomo infatti è imputato per l’uccisione del figlio nato dalle stesse violenze. Nel delitto sarebbe coinvolta anche la madre della giovane donna abusata, la quale risulterebbe complice nelle operazioni di occultamento del cadavere del neonato. Fu proprio il corpo inanimato del bambino, ritrovato sepolto nel cortile di casa, ad aver innescato le indagini che hanno fatto esplodere lo scabroso caso giudiziario. La vicenda è stata commentata dai media internazionali con parole di sdegno ed empietà; Abbas Faiz, delegato di Amnesty International, ha parlato di episodio “vergognoso”. “Le vittime di violenza ed abusi sessuali vanno assistite e sostenute” ha poi ribadito facendo appello al governo maldiviano per revocare ogni accusa nei confronti della ragazza, pianificandone altresì una degna assistenza.

Una voce che si è unita al coro delle disapprovazioni è stata persino quella del ministero locale per i Diritti umani e le questioni di genere; di contro gli appelli trasversali sono rimasti inascoltati e la Procura Generale non ha fatto cadere le incriminazioni. L’arcipelago forse più famoso al mondo, nel quale ogni anno si riversano circa 700 milioni di visitatori stranieri, rimane sordo anche ai richiami delle Nazioni Unite che hanno chiesto quanto meno l’abolizione dell’utilizzo della frusta. Il Governo delle Maldive, dopo il golpe del 2012, tornato ad un regime quanto mai autoritario, nonostante la costruzione continua di resort a cinque stelle  che tanto promuovono la  libertà dei costumi occidentali, sembra rimanere volontariamente un baluardo restrittivo dei concetti più conservatori (e obsoleti) dell’Islam.

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