Questa volta però la vena caustica del leader non sembra aver raccolto troppi consensi nella base del movimento, è stato piuttosto recepito come una scelta unilaterale che non tiene conto dei principi quali la democrazia partecipata e il decidere in modo collegiale insieme alla base, uno dei capisaldi del movimento che lo hanno reso celebre per la sua capacità di coinvolgere nelle proprie strategie l’elettorato.
Per rendersi conto della situazione basta navigare sul blog di Beppe Grillo, beppegrillo.it, nel quale ci sono migliaia di commenti sulle dichiarazioni del comico genovese, ma fra tutte quella che è piaciuta di più, ai grillini, stessi è quella di Matteo M “ mi pare un errore non votare la fiducia, vorrebbe dire andare a votare tra pochi mesi con la stessa legge elettorale, può portare un vantaggio al movimento in termini di voti ed anche a Berlusconi , ma porterebbe un danno enorme al paese”. Dello stesso avviso, ma utilizzando toni più netti, è Domenico Andria: “per votare le proposte bisogna prima che si dia la fiducia al governo….non facciamo cazzate”, e Diego Benin si chiede: “Come fai a valutare legge per legge se un governo neanche lo fai partire?” Dunque la base scricchiola, o quanto meno mormora.
Si cominciano così ad insinuare i primi dubbi sulla democraticità del leader a cui viene rinfacciato un certo accentramento “a me pare che qui scegli tutto tu – si legge nel terzo commento per numero di preferenze – se tu lanci i tuoi strali dal blog e noi qui passivi, non capisco la differenza tra il M5s e i vecchi partiti”. Così si scopre che gli elettori del Movimento sono più aperti al dialogo di quanto non lo sia il suo leader, e su questo vorrebbero essere interpellati mettendo ai voti il da farsi, cosa non nuova nella logica 5 stelle dove la rete è da sempre padrona.
C’è anche chi, però, è assolutamente d’accordo con Grillo “ il blog è sotto attacco di “blog stalkers” e “blog spammers” del Pd!! Sono personaggi infimi che vogliono bloccare le discussioni del blog e attaccare i commenti di Beppe per convincere il movimento 5 stelle ad accettare i diktat della partitocrazia!”. La sensazione generale che prevale, tuttavia, è quella che indica nella chiusura al Pd la perdita di una possibilità concreta di governare e di cambiare lo stato delle cose.
La fotografia più emblematica, comunque, la offre il commento di Federico di Livorno “ragazzi, ora ci siamo non facciamo minchiate” vediamo dunque se è come diceva Andreotti, che il potere logora chi non ce l’ha oppure logora anche chi, non essendoci avvezzo, fatica a gestirlo.
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