In principio furono la Boccassini e lo stalliere di Arcore. Da quando Silvio Berlusconi è diventato il personaggio pubblico più in vista del nostro Paese, la sua figura è riuscita a sopravvivere a decine di altri leader e presunti tali, ultimi della lista anche l‘arcinemico Gianfranco Fini e l’ex pm Antonio Di Pietro, che non torneranno in Parlamento.
Da quando Berlusconi ha iniziato a imporsi come figura cardine del sistema politico, si è reso protagonista della serie di scandali, gossip, inchieste e polemiche più infinita che la democrazia malandata del nostro Paese ricordi. Ripercorriamola. Iniziò tutto dallo stalliere, si diceva. Da lì, le poco raccomandabili frequentazioni del Cavaliere negli anni del suo boom da imprenditore sono diventate oggetto di discussione pubblica.
Così, si è passati alla P2, ai primissimi anni di governo, alle ipotesi mai confermate di coinvolgimento nelle stragi di mafia, al lodo Mondadori, e poi avanti negli anni del consenso con l’editto bulgaro, ai vari Previti e Dell’Utri inossidabili parafulmini, a Emilio Fede, a Martin Schulz “nel ruolo di kapò”, agli elettori di sinistra “coglioni”.
E giù coi processi, i lodi Alfano e Schifani, le prescrizioni brevi, la riforma della giustizia mai fatta, le intercettazioni bollenti da mettere al guinzaglio, la depenalizzazione del falso in bilancio, il muro contro muro con la magistratura, gli avvocati in Parlamento ma sempre assenti, le deputate ex showgirl, le ministre ex showgirl, Capezzone e i fidi scudieri della stampa amica. E avanti con la P3, Walter Lavitola, i faccendieri amici di cornetta, le ragazze da sistemare nelle fiction per cercare la maggioranza in Senato con il traballante governo Prodi.
E poi alle foto del reporter Zappadu, alle ragazze, alla dolce vita in Sardegna, e il “ciarpame senza pudore” di Veronica, e il bunga bunga, le olgettine, Ruby nipote di Mubarak,Giampy Tarantini e Patty D’Addario, Nicole Minetti, “Obama abbronzato” e “Merkel culona”.
Ultimo, il rimborso Imu, le accuse di voto di scambio, mentre pochi mesi fa è arrivata una condanna e almeno un’altra potrebbe arrivare nelle prossime settimane. Senza dimenticare “lei quante volte viene?”, l’ultima sortita trash da commedia scollacciata anni ’70. Nonostante questo, tutto questo, gli italiani continuano a votare Berlusconi o, meglio, a preferirlo ai suoi avversari.
Tre mesi fa pareva volersi ritirare a vita privata, o magari in un resort keniota, lasciando il partito alla gestione suicida di Alfano. Oggi, è ben lontano dal 38% del 2008, ma è riuscito comunque a recuperare quasi dieci punti in poco più di un mese, come già accaduto in passato. A 76 anni suonati, Berlusconi rappresenta ancora per milioni di italiani un punto di riferimento, un ideale, o forse semplicemente il meno peggio, nonostante gli oceani di inchiostro, i film denuncia e l’incredulità all’estero (e di questo il gruppo dirigente plurisconfitto della sinistra italiana avrebbe da riflettere).
Da grande piazzista quale sempre è stato – “se vendesse vasi da notte farebbe venire a tutti voglia di urinare“, disse Montanelli – anche stavolta ha saputo toccare le corde necessarie a impedire la vittoria del centrosinistra, rimasto inerme ad assistere all’ennesimo one man show nella tv della campagna elettorale.
Un po’ guascone, un po’ sboccato, scaltro, con mezzi a disposizione a volontà, Berlusconi non passa di moda perchè tra i politici è ancora oggi, in epoca di contestazione, il più antipolitico. Sarà anche vero che ogni italiano è un Berlusconi povero, e questo è dovuto in buona parte a come la cultura di un popolo sempre più vecchio risente ancora oggi dell’influenza della tv commerciale, della logica da televendita, dell’approfittane ora o perderai l’occasione, del Drive In, di Colpo Grosso e Forum. Perchè sì, anche le aule di giustizia fanno audience, e più se ne parla, più si alimenta la capacità del personaggio di gridare al complotto.
Nessuno come Berlusconi ha caratterizzato gli ultimi 30 anni della storia d’Italia. La buona notizia è che si tratta di un personaggio storico, la cattiva è che nessuno ha ancora saputo prendere il suo posto.
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