Il Financial Times interpreta gli ultimi riscontri economico-finanziari dell’Italia, in termini di ascesa dello spread e crollo in Borsa, come segnali tangibili del “crescente timore” che l’ex premier del Consiglio possa effettivamente ostacolare la vittoria elettorale della coalizione di centro-sinistra, manifestato dagli investitori. Il quotidiano londinese, paventando l’ipotesi di un pareggio al Senato o di condizioni comunque dannose per una stabilità, fa accenno alle vicende trascorse sette anni fa quando il partito di centro-sinistra guidato da Romano Prodi, nonostante i sondaggi che l’avviavano verso una netta vittoria, si ritrovò in testa per soli 25 mila voti, con la conseguenza che soltanto due anni dopo Berlusconi prendeva in mano la presidenza.
La speranza che la torre ‘politica’ e ‘sociale’ del nostro Bel Paese non crolli definitivamente, come ironicamente profetizzato nella copertina dell’Economist, sembra ricadere per molti giornalisti stranieri proprio sul Presidente uscente, Mario Monti. “Può anche darsi che il suo raggruppamento politico arrivi soltanto quarto alle elezioni. –scrive il politologo, docente di Scienze politiche alla Oxford University, David Hine nell’editoriale del giornale finanziario- Ma anche così è possibile che la sua controversa decisione di candidarsi salvi l’Italia e l’Europa dal ritorno di Berlusconi”. Questo, prosegue il professore britannico, proprio perché Monti, raccogliendo “consensi più tra i moderati che a sinistra”, potrebbe più degli altri strappare i consensi dei votanti delusi del Pdl.
Sono tanti gli autorevoli media esteri che auspicano, quale miglior esito possibile, l’affermazione elettorale di una coalizione di centro-sinistra, pienamente centrata sull’asse Monti-Bersani. Per il ciclopico New York Times l’alleanza tra Scelta civica e Pd, dovrebbe rappresentare l’opzione più giusta per la prossima classe dirigente italiana, mantenendo rigorosamente fuori il fronte berlusconiano. Della medesima opinione sembrano anche il tedesco der Spiegel e la british Bbc; tuttavia le problematiche da affrontare all’ordine del giorno per un completo risanamento nazionale sono molto complesse, tanto da far vacillare anche possibili coalizioni centriste o di sinistra, ammonisce il Guardian.
Il quotidiano londinese non si risparmia e lancia un’indagine sulle difficoltà ad oggi più critiche nel nostro Paese, intitolata appunto “Le sei cose che non funzionano in Italia”: sistema giudiziario troppo lento, mafia e corruzione, disposizioni discriminatorie nei confronti delle donne, sistema produttivo stagnante, sistema politico atrofizzato, netta divisione tra Nord e Sud. La rassegna, infelicemente veritiera, si conclude con un editoriale in cui ci si domanda: “Si arriverà all’Italia Giusta di cui parla Bersani?”. Il Guardian rimette nelle mani degli indecisi l’esito del duello finale, avanzando un quadro prospettico vacillante tra coalizione democratica e Movimento Cinque Stelle.
Rispetto al voto di protesta da regalare ai ‘grillini’, la testata della city dimostra scetticismo spostandosi a favore della sobrietà, con chiaro riferimento ai toni più ‘ragionevoli’ di promozione bersaniana. Una teoria, questa, abbracciata anche dal newyorkese Wall Street Journal il quale comunque si dice pronto a non sottovalutare l’ipotesi di un ribaltone elettorale pro-Grillo, da parte di un Paese che da troppo tempo è deluso da false promesse.
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