Concorso scuola 2012/3: irregolarità nei punteggi degli scritti

Quando il ministro dell’Istruzione Profumo annunciò che dopo 12 anni ci sarebbe stato un nuovo concorso per immissioni in ruolo nella scuola pubblica ci fu una sorta di tripudio generale; i docenti precari e gli aspiranti tali esultarono, convinti che qualcosa finalmente sarebbe cambiato e che la scuola italiana, finalmente, intraprendeva la tanto sospirata via del rinnovamento e lo facevo seguendo il concetto della meritocrazia che troppo spesso nel nostro Paese è stato ignorato.

Quello che allora nessuno aveva osato immaginare era la quantità di problematiche che il concorso a cattedre avrebbe incontrato; a partire dal bando già vecchio alla sua pubblicazione, il medesimo in pratica del concorso precedente, ai ricorsi contro la soglia troppo alta dei test di preselezione, ai ricorsi contro gli errati requisiti per poter partecipare, ai rinvii per le previsioni meteo e alla fatica di reperire personale per formare le commissioni di vigilanza durante l’esecuzione delle prove scritte.

Su queste basi era facile pensare che le prove scritte avrebbero incontrato non poche difficoltà; infatti sono emerse le prime irregolarità, sia strutturali e quindi imputabili alla macchina concorsuale e al Miur, sia direttamente ai concorrenti che si sono ingegnati per aggirare la sorveglianza e le regole. Il controllo della commissione però resta più che altro un miraggio, sono stati gli stessi concorrenti a controllarsi vista l’impossibilità fisica delle commissioni.

Se non bastasse l’inadeguatezza numerica delle commissioni reperite dal Miur, si può mettere in discussione anche la qualifica dei membri delle commissioni di vigilanza, sono giunti report di candidati che hanno già sostenuto gli scritti che parlano di figure disponibili ma poco utili nella risoluzione di qualsiasi perplessità sulla procedura da seguire durante il concorso.

Sembra che il ministero sia dovuto correre ai ripari, visto il rifiuto generale dei docenti di partecipare in qualità di controllori all’esame, e abbia optato per figure che non rispondano proprio a quel principio di “comprovata esperienza” indicato nell’ordinanza ministeriale che ha subito un cambiamento per far fronte alle necessità del momento.

I problemi non sono finiti qui, le strutture pare che si stiano rivelando inadeguate, del resto oltre il 70% delle scuole italiane non è a norma di legge o semplicemente versa in condizioni di degrado, dunque non c’è da meravigliarsi per le lamentele dei concorrenti che sostengono le prove in quelle stesse strutture tristemente famose per la loro scarsa funzionalità.

In questo quadro piuttosto cupo comincia a delinearsi anche un dubbio inquietante e che rischia di aprire la strada ad ulteriori ricorsi, quindi ritardi e polemiche; infatti sembra esista una disparità di punteggi fra chi sostiene la prova scritta strutturata su 4 domande e chi su 3. Alla luce dei valori applicati ai singoli quesiti e della proporzione necessaria per ritenersi promossi agli scritti emerge che se si compilano 3 domande su 4, lasciandone in bianco una, si può comunque essere promossi, cosa che invece è impossibile qualora si facesse lo stesso con il questionario su 3 domande.

Se questa considerazione non cadrà nel vuoto, ma verrà ripresa dai sindacati, già battaglieri per indole, si prospettano giorni durissimi per il Miur, il concorsone e anche per i futuri docenti che ancora una volta si trovano a fare un esame che per le irregolarità che sta presentando rischia di diventare nullo e rivelarsi una chimera che sfugge alla realtà ed ha solo tirato la volata elettorale al ministro Profumo.

Alessandro Camillini

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