L’attesa però non è solo dei ricorrenti ma anche di quei candidati, 88.610, che hanno superato con pieno merito il test preselettivo raggiungendo almeno la quota minima di 35/50, la stessa soglia che sta alla base dei ricorsi che la ritengono incostituzionale perché in contrasto con la normativa vigente che l’avrebbe fissata a 30/50, ossia ad una proporzione di 6/10 pari alla sufficienza, il criterio a cui sindacati e ricorrenti si appellano.
Il Miur, ad un giorno della verità, è ancora convinto della bontà del suo operato e delle regole dettate nel bando ufficiale del concorso; “sarebbe una interpretazione eccezionale e non giustificata” ha dichiarato il capo dipartimento del Miur, Lucrezia Stellacci che probabilmente non credeva ad una sentenza del Tar favorevole al sindacato.
“La sufficienza nei concorsi pubblici – prosegue la Stellacci – non è mai stata il 6, ma il livello di preparazione che l’amministrazione ritiene sufficiente”, peraltro, “nella scuola, in tutte le altre selezioni svolte, non è mai stato preso in considerazione il 6 come soglia per il passaggio alla prova successiva, ma il 7, esattamente come previsto dal bando dell’attuale concorso per docenti”.
Domani, dunque, la Stellacci, così come tutti gli aspiranti docenti coinvolti, scopriranno cosa avrà deciso il Tar e soprattutto che linea di condotta ha tracciato e che può essere seguita da altri; infatti l’Anief ha dato vita ad una serie di proroghe che hanno permesso ad altri esclusi di partecipare al ricorso collettivo, è facile immaginare che il 7 febbraio rappresenti ancora uno step intermedio e che l’ondata di ricorrenti non termini qui.
Quello che preoccupa in questa ottica è che l’eventuale ammissione con riserva generi un soprannumero di concorrenti che rischiano di portare al collasso la macchina concorsuale che negli ultimi giorni si è trovata in grosse difficoltà. Il ministro Profumo, insieme all’organizzazione del Miur, è dovuto correre letteralmente ai ripari per dare almeno una garanzia minima che gli scritti si svolgano regolarmente a partire dalla data già notoriamente fissata dell’11 febbraio.
Le prove scritte sono a rischio a causa del fatto che non è stato ancora trovato il numero sufficiente di commissari per formare le commissioni giudicatrici; infatti dopo un primo sorteggio, avvenuto il 22 gennaio scorso, era emerso che non tutte le regioni e nemmeno tutte le classi di concorso erano coperte, ossia non vi erano abbastanza commissioni giudicatrici,motivo per cui il 1° febbraio si è tenuto un secondo sorteggio per colmare i buchi lasciati dalla prima estrazione.
Al momento non si sa nulla più di questo se non che i presidenti di commissione hanno ricevuto dei poteri in deroga che permetteranno loro di snellire il procedimento di nomina dei commissari che li affiancheranno nell’attività di controllo delle prove scritte del concorso, tuttavia tra il dire e il fare ci son di mezzo poco più di 4 giorni, un tempo decisamente breve conoscendo i ritmi italici per certe cose burocratiche.
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