Dopo una lunga scia di polemiche e tre mesi di trattative ad oltranza, l’intesa tra la multinazionale e Parigi prevede che, in cambio dell’uso da parte del motore di ricerca degli articoli e dei contenuti dei mezzi d’informazione on-line, Google finanzierà per 60 milioni di euro un fondo destinato a sostenere lo sviluppo dell’informazione sul web, agevolando in tal modo la progressiva transizione dalla carta stampata ad Internet. Un apposito consiglio di amministrazione (7 membri a rappresentare le due parti in causa, editori e Google, oltre a degli indipendenti) gestirà il fondo decidendo di volta in volta quali progetti finanziare, sulla base della valutazione della capacità innovativa e del business plan presentato dalle testate d’informazione generaliste (escluse quelle cosiddette “people”). Le risorse dovranno essere utilizzate in un arco di tempo tra i tre ed i cinque anni.
L’intesa raggiunta prevede inoltre che gli editori possano avvalersi per cinque anni, ai fini della propria attività promozionale, di tutte le piattaforme di Google a condizioni più vantaggiose di quelle attuali.
“È un orgoglio per Francia aver realizzato questo accordo, il primo accordo di questo tipo al mondo”, è stato il commento a caldo di Francois Hollande su Twitter, da cui ha annunciato alla comunità digitale il sopra ricordato “fondo di 60 milioni di euro per la transizione digitale”.
La disputa durava da tempo ma era esplosa a settembre 2012 quando gli editori francesi, rappresentati da Nathalie Collin, erano scesi in guerra aperta, accusando Google di non corrispondere loro alcuna forma di remunerazione per l’uso fatto dal motore di ricerca dei contenuti prodotti da giornali e siti d’informazione on-line. I link alle notizie di tali siti costituiscono, infatti, una parte consistente delle pagine viste e quindi dei ricavi pubblicitari di Google. Dal suo canto il colosso americano aveva sempre replicato di girare ogni mese quattro miliardi di “clic” verso gli editori di tutto il mondo, resi beneficiari di pubblicità.
Gli editori francesi si erano quindi appellati al Governo socialista, sollecitando l’approvazione di una legge che gettasse le basi per la creazione di un diritto ancora tutto da costruire, ma esemplato sulla falsariga di quello d’autore.
Dopo momenti tensione tra le parti, con l’Eliseo a minacciare una legge “anti-Google” ed il motore di ricerca pronto a ricambiare escludendo dal suo campo d’azione tutte le testate francesi, si è infine arrivati a un compromesso, anche perché diversi Stati europei hanno dichiarato guerra fiscale alla società statunitense. Nella sola Francia, Google ha realizzato grazie alla pubblicità un giro d’affari di quasi 1,4 miliardi di euro (dati 2011), a fronte del pagamento di appena 5 milioni di euro di tasse. In Italia nello stesso anno, per più di 500 milioni di euro di pubblicità venduta, il motore di ricerca non avrebbe versato all’erario (tra Ires, Irap ed Iva) un solo euro.
Senza contare che in capo a Google rimane aperta, in Europa, un’altra questione non di poco conto, relativo all’abuso di posizione dominante (con il trattamento preferenziale ai propri motori di ricerca “verticali”, specializzati) contestato alla società da parte dell’autorità Antitrust dell’Unione europea. Google, secondo quanto dichiarato dal portavoce del Commissario Joaquin Almunia, avrebbe presentato proprio nel giorno dell’accordo con l’Eliseo alcune misure per porre fine a tale abuso, ma a Bruxelles, nonostante la constatazione di un avvicinamento delle posizioni, non ci si sbilancia sulle valutazioni e sui tempi della decisione, in attesa della definizione di ulteriori dettagli ritenuti fondamentali.
“Oggi si è prodotto un avvenimento mondiale”: con queste parole il Presidente Hollande ha ulteriormente definito l’accordo, una degna “conclusione di un’intesa tra Google e un gruppo di giornali che è stato capace di unirsi per condurre questo negoziato, buono per la stampa francese, buono per i suoi contenuti e anche per il social network”.
La cifra versata da Google per l’istituzione del nuovo fondo è certamente ragionevole, se si pensa che nel solo 2012 ha avuto ricavi per 50,1 miliardi di dollari (dei quali ben oltre la metà, 31,2 miliardi, ottenuti dalla pubblicità del motore di ricerca con altri siti web). In questo modo ha evitato ulteriori complicazioni con le legislazioni nazionali. Ma è probabile, come si diceva in apertura, il dispiegamento di un “effetto a catena”: la battaglia che ha appena avuto la propria risoluzione in Francia è stata portata avanti congiuntamente dagli editori francesi, tedeschi, italiani e svizzeri, per cui è verosimile che l’accordo raggiunto tra Google ed Eliseo faccia scuola e venga presto adottato anche da Germania, Italia e Svizzera.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento