Nell’arco da sei mesi a due anni, infatti, si estende la road map completa per la traduzione operativa di tante disposizioni contenute nella riforma licenziata dal Senato il 21 dicembre, ma che richiedono deleghe o altri provvedimenti per la piena effettività.
E’ il caso delle società tra professionisti: prima che le norme incluse nella riforma forense su questo capitolo molto atteso dai diretti interessati entrino definitivamente in vigore, infatti, passeranno non meno di 180 giorni.
Tale, infatti, è il limite entro cui il governo – dunque, si parla già del prossimo decretato dalle elezioni – potrà svolgere la delega in materia conferitagli dall’impianto della riforma.
Ben più lunghi, poi, saranno i tempi di attesa per il Testo unico delle disposizioni in vigore in materia di professione forense, che sarà, con ogni probabilità il tassello finale della riforma, sul quale dovrà scriversi la parola fine entro due anni.
In generale, però, sono molteplici le branche della nuova legge che richiedono un intervento ulteriore in sede di attuazione delle norme, e, molte delle quali, di primaria importanza.
Tra le discipline che non entreranno in corso di operatività fin da subito, troviamo, ad esempio, i parametri per il conteggio dei crediti formativi, i criteri per guadagnare le specializzazioni, oltre alla parte sui compensi, specificatamente riguardo i saldi definiti dal giudice o, ancora, i margini entro cui dovranno inserirsi le polizze assicurative.
Sul fronte dei praticanti, a figurare subito come valida, sarà la riduzione del periodo a 18 mesi – di cui i primi sei obbligatoriamente non pagati – mentre si dovrà aspettare per quanto concerne i corsi di formazione, così come per il periodo di praticantato da svolgersi all’interno di uffici giudiziari.
Anche dal lato esami, le novità diverranno operative con gradualità, in seguito, cioè, alla definizione dei provvedimenti in materia di Esame di Stato, o, ancora, alla diffusione capillare delle modalità per l’accesso alla prova di abilitazione.
Non manca, poi, il fronte delle associazioni di rappresentanza, le cui elezioni e suddivisioni delle cariche dovranno essere riviste in larghissima parte negli appositi documenti, a partire dai consigli circondariali, per passare ai criteri per la redazione degli albi professionali, e giungere alle regole stesse per l’emanazione dei provvedimenti disciplinari.
Protagonisti assoluti di queste importantissime modifiche allo svolgimento e all’organizzazione della professione forense, saranno sia il Ministero della Giustizia che il Cnf, chiamati, dunque, a coordinarsi al meglio per non impantanare il corso di attuazione della riforma.
Nel frattempo, per le materie oggetto dei futuri interventi, continuerà a essere applicata la vecchia normativa, con la possibilità tutt’altro che esclusa di generare incomprensioni e problemi, come nel caso delle parcelle. Chiedere di velocizzare le procedure per definire una volta per tute la situazione sarebbe scontato, ma altrettanto fuori discussione è la volontà di una politica ormai totalmente immersa nella campagna elettorale, che ha di fatto congelato l’iter di entrata in vigore delle nuove leggi, inclusa, neanche a dirlo, la riforma forense.
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