Dunque, prosegue la strategia dell’astensione inaugurata dal Pdl con il doppio mancato pronunciamento sulla fiducia posta prima al Senato con il decreto sviluppo bis e poi alla Camera sempre sul decreto teglia costi della politica nelle Regioni, appena convertito in legge.
Si tratta di un provvedimento dall’alto valore simbolico perché varato dal governo di Mario Monti proprio in scia alla sequela di scandali che hanno colpito le amministrazioni locali italiane.
In particolare, è ancora forte lo sdegno che si respira in buona parte del Paese per la condotta di alcuni politici locali come Franco Fiorito, ora in carcere, oppure a causa della malagestione emersa dai bilanci della Regione Sicilia, da mesi a rischio default e ora nelle mani di Rosario Crocetta.
Il provvedimento dalle origini era stato spezzato in due tronconi, quello dedicato specificamente alle Regioni e quello, invece, focalizzato sulle Province. Alcune stime hanno spiegato che, tra i vari livelli di governo locale, si sarebbe maturato un deficit di svariate centinaia di miliardi di euro, di cui solo 200 nelle Regioni.
A questo proposito, il governo ha messo a punto questa riforma che prevede un taglio drastico ai benefit per i gruppi consiliari, che di quegli stessi scandali erano stati, stando alle cronache, il bacino principale degli sprechi venuti a galla.
Ruolo cardine, a questo proposito, sarà svolto dalla Corte dei Conti, che assumerà un ruolo di vigilanza in merito alla corretta gestione dei fondi pubblici erogati verso gli enti e le rappresentanze politiche.
In particolare, è stata messa la parola fine alle sovvenzioni per i monogruppi costituiti “in corso d’opera”, cioè nati dalla fuoriuscita di un solo eletto dal gruppo di provenienza.
I consiglieri e i rispettivi accorpamenti in assise, da parte loro, saranno chiamati a un nuovo sforzo di trasparenza, per dimostrare l’assoluta correttezza nell’impiego delle risorse ricevute dalle casse statali.
Nonostante il sì alla legge, perdura l’incertezza a livello politico, tanto che la speranza di vedere tradotta la riforma del Titolo V della Costituzione, che sarebbe dovuta andare di pari passo con il decreto di taglio ai costi degli enti locali appena convertito in legge, è ormai del tutto svanita.
Leggi il testo finale del decreto sui costi della politica negli enti locali
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