Si era iniziato con le Province: salti mortali per approvarne la decurtazione, per arrivare a una riforma a metà, che rischia di scontentare tutti e, soprattutto, di generare cocenti proteste.
Il taglio delle Province, con la riduzione da 86 a 51 enti, ha addirittura portato l’Upi a minacciare di chiudere il riscaldamento nelle scuole e l’avvio di una class action alla giustizia amministrativa.
Ora, a finire nel calderone dei ricorsi sono anche i cosiddetti “tribunalini”, che, sempre per effetto dell’estiva spending review, erano stati cancellati dalla geografia giudiziaria dello Stivale.
Insieme a questi, era stato usato il cancellino anche per tutti quegli enti giudiziari submetropolitani, nei dintorni delle città più estese della penisola, di modo che, nel complesso, il parco uffici giudiziari da nord a sud si vede ridotto di mille unità su un totale di 1400, includendo anche tutte le aule dove esercitavano i giudici di pace, cioè ben 674.
Questa, è la cartografia della giustizia che sarebbe dovuto scaturire in base all’ultima riforma. Ora, però, è Pinerolo a guidare la carica dei “non conformi”.
Il tribunale del Comune piemontese, infatti, ha emesso un’ordinanza di rimessione alla Corte costituzionale per vedere riconosciuto il proprio diritto di esistere, in virtù della sua natura, per l’appunto, “submetropolitana”.
Pinerolo rivendica la sua natura di ufficio “satellite” di Torino, proprio come quello di Ivrea, che invece è stato mantenuto in vigore pur avendo caratteristiche del tutto analoghe a quelle dei rimostranti, per un risultato finale di due tribunali per oltre due milioni di abitanti (Ivrea, appunto, e Torino).
Insomma, a parere del Tribunale in cerca di salvezza, sarebbe stato violato il principio di uguaglianza, per disparità di trattamento, oltre al rilevato eccesso di delega con il quale sarebbero state poste in atto le previsioni del decreto 155/2012.
Il Tribunale di Pinerolo ha appena conosciuto un’importante ristrutturazione per 800mila euro: se si tratterà di soldi spesi invano, oppure di un investimento lungimirante, lo deciderà la Consulta.
Qui il testo integrale dell’ordinanza di rimessione
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