Come se non bastasse, a gettare benzina sul fuoco delle polemiche è arrivata la notizia che anche l’ex capogruppo Idv alla Pisana, Vincenzo Maruccio, è stato arrestato con accusa di peculato, per aver arraffato 700mila euro dei fondi destinati al partito.
Insomma, anche se si tratta di un esponente della minoranza, l’aria dentro e fuori dalla Regione è diventata irrespirabile. Non è più possibile procrastinare ulteriormente questa agonia, dopo il colpo di grazia dello scandalo Fiorito e le dimissioni della stessa Polverini.
A mettere la governatrice al palo, pur se in carica per affari correnti , è arrivato il Tar, che ha intimato al governo regionale di non tergiversare e di indire la data della nuova chiamata alle urne immediatamente.
Il Tribunale regionale del Lazio, infatti, ha chiesto l’applicazione immediata di una sentenza della Corte costituzionale, secondo la quale il limite dei 90 giorni di tempo per fissare il giorno delle elezioni deve essere valido anche per quanto concerne il loro svolgimento.
Naturalmente, il countdown parte dalla data delle dimissioni della giunta in carica, che sono arrivate lo scorso 24 settembre. Il tempo stringe, insomma, per l’ex sindacalista Ugl, che ha visto sgretolarsi in breve tempo sia la maggioranza che la sosteneva, che il consenso per la sua fazione politica.
A quanto trapela dai bene informati, infatti, a tenere la Regione Lazio nel limbo tra l’addio della Polverini e le elezioni, sarebbe proprio il Pdl, partito che sarebbe sostanzialmente certo della sconfitta, sondaggi alla mano.
Lo tsunami del caso Fiorito, insomma, avrebbe penalizzato non poco il centrodestra sia a livello nazionale che, soprattutto, in quello locale: e ora l’ex primo partito italiano teme di vedersi soffiare la presidenza di una Regione fondamentale per gli equilibri politici del Paese.
A questo proposito, il centrosinistra, che il suo candidato ce l’ha già, continua a incalzare per richiamare quanto prima gli elettori alle urne. Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma, ricevuta l’investitura di front-runner per la coalizione imperniata sul Pd, ha rivolto diversi appelli alla governatrice dimissionaria, che però, fino a ora, sono sistematicamente caduti nel vuoto.
Eppure, la Polverini e i suoi sono tutt’altro che rassegnati: nonostante il pronunciamento del Tribunale amministrativo non si presti a interpretazioni, infatti, gli esponenti della ex maggioranza hanno presentato un nuovo ricorso che, a questo punto, rischia di prolungare ulteriormente l’attesa delle elezioni, chiamando in causa il Consiglio di Stato.
Dalle parti della Pisana, non si fa mistero di prediligere una data ancora abbastanza lontana, che dovrebbe ricadere tra la fine di gennaio e l’inizio di aprile.
Nel primo caso, si tratterebbe di un election day regionale a fianco del Molise, in seguito all’annullamento delle elezioni 2011 e della Lombardia, dove anche la giunta Formigoni è arrivata al capolinea dopo i numerosi scandali, tra vacanze pagate, sanità e, da ultimo, uomini di fiducia della ‘ndrangheta in giunta.
Questa ipotesi è stata ventilata anche dal ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, che ha però ricordato come spetti solo al governatore indire la data elettorale.
Da parte sua, la Polverini fa schermo ricordando che nel caso precedente della giunta Marrazzo il lasso di tempo intercorso tra fine legislatura ed elezioni fu più esteso, mentre sarebbero ancora in corso riforme capitali per la Regione, prima tra tutte il taglio del numero dei consiglieri.
Intenti nobili, ma, al solito, fuori tempo massimo: se davvero Renata Polverini vuole erigersi a paladina della trasparenza e della legalità, come ha fatto nel bel mezzo della bufera dello scandalo Fiorito, presentandosi persino in tv sola contro tutti, a Ballarò, per ribadire la sua estraneità ai fatti, allora dimostri che non è succube alle logiche di partito, mettendo la parola fine a questa ennesima pantomima all’italiana.
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