Tutti e 27 gli Stati dell’Unione europea rischiano una pesantissima sanzione da parte del Commissario europeo ai Trasporti. La sanzione sarebbe ( ovvero, “sarà” ! ) dovuta al fatto che i Paesi in oggetto avrebbero fatto naufragare la molto attesa operazione “Cielo Unico”.
Questa avrebbe dovuto consistere nella semplificazione delle rotte aeree nei cieli europei, la quale avrebbe consentito di rendere più dirette e più economiche le tratte degli oltre mille aerei che, ogni circa 60 minuti, atterrano o decollano negli aeroporti d’Europa.
La fallita iniziativa era, in realtà, partita da studi comparativi di gran lunga incoraggianti, ed aveva indicato, come esempio da seguire, l’efficienza del sistema unificato delle rotte, in uso negli Stati Uniti d’America. Il sistema americano in materia, infatti, sembra garantire un’efficienza doppia rispetto a quella riscontrabile nell’Unione Europea. In Europa, la frammentazione di uno spazio aereo in ben 650 settori ( gestito da 27 diversi sistemi nazionali, e con 60 centri di controllo ) impone rotte non lineari, comportando un aumento medio di 42 km ogni volo sui cieli europei, e, di conseguenza, costi aggiuntivi di circa 5 miliardi di euro annui.
Le Direttive di Bruxelles
Il primo pacchetto di direttive europee finalizzate al raggiungimento dell’obiettivo “Cielo Unico” risale al lontano 2004. Cinque anni dopo, però, la Commissione Europea ne lanciò uno nuovo, denominato, questa volta, “Cielo Unico II, Ses II“. Secondo queste ultime indicazioni, sarebbero dovuti entrare in vigore, entro il dicembre prossimo, nove blocchi funzionali di spazio aereo europeo, i quali avrebbero sicuramente consentito – sempre secondo l’Esecutivo comunitario – di “decuplicare il livello di sicurezza, triplicare la capacità dello spazio aereo, ridurre del 50% i costi di gestione del traffico e ridurre del 10% l’impatto sull’ambiente“. D’altronde, qualora si dovesse o si volesse prescindere dall’applicazione di tali direttive, il numero di aerei sull’Europa diverrebbe pari, nel 2030, a quello degli abitanti di Pechino. “Se non si dovessero adottare provvedimenti in merito – sta scritto in una nota ufficiale –, si creerà un’inevitabile situazione di caos: non solo in Europa si dovrà respingere una larga parte della domanda potenziale ( di trasporti aerei ), ma saremo anche esposti a ritardi e cancellazioni in misure senza precedenti“. E gli stessi costi, dovuti alla suddetta congestione di traffico aereo, sarebbero soggetti ad un aumento del 50% entro l’anno 2050.
Inoltre, come segnalato sempre dalla Commissione UE, le attuali tecnologie di gestione del traffico aereo europeo risultano di gran lunga arretrate ed inadeguate, risalendo la loro progettazione ai lontani anni ’50. Solamente la realizzazione del programma “ Cielo Unico “, dunque, si rivelerebbe in grado di realizzare, con costi pressoché sostenibili, momenti comuni di ammodernamento.
La soluzione “ad interim” di alcuni paesi
Proprio in questi giorni, è stata raggiunta un’intesa tra i Ministri dei Trasporti di Italia, Malta, Grecia e Cipro. Tale accordo contemplerebbe la nascita del nuovo blocco di spazio aereo Funzionale Blue Med ( altrimenti denominato “ FAB “: Functional Block of Airspace), ovvero l’integrazione degli spazi aerei dei Paesi su menzionati, al fine del miglioramento della funzionalità e dell’economia dei voli nell’area interessata. Il progetto potrebbe rivelarsi foriero di interessanti e concrete realizzazioni pratiche, qualora si consideri il fatto che al FAB Blue Med hanno voluto associarsi ( per la gestione di molte funzioni comuni ) anche altri Paesi, oltre ai 4 europei che lo hanno originariamente promosso. Ci riferiamo, qui, all”Egitto, alla Tunisia, ed infine all’Albania. La gestione integrata dei su citati spazi aerei rappresenta certamente un significativo traguardo in vista del progetto “ Cielo Unico “ dell’Unione Europea. Ed i suoi più immediati e riscontrabili risultati saranno: risparmi consistenti per le compagnie aeree e per i loro passeggeri; riduzione dei tempi di volo; maggiore ed indiscutibile sicurezza; minori ritardi; diminuzione molto evidente dell’impatto sull’ambiente.
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