In ragione di quanto detto lo sconto, in vigore sui soldi guadagnati a partire dal prossimo 1° gennaio, riduce dal 23% al 22% l’aliquota per i redditi compresi fra 0 e 15 mila euro l’anno, dal 27% al 26% quella destinata ai guadagni fra 15.001 e 28mila euro, lasciando inalterato il resto del sistema Irpef.
La riduzione, però, concerne anche i redditi più alti, questo è dovuto al meccanismo progressivo dell’imposta sui redditi, chiaramente lo sconto decresce al decrescere del reddito; per un reddito di 100mila euro, infatti, l’Irpef da pagare si ridurrà dello 0,77%, mentre per chi dichiara 10mila euro lo sconto sale al 4,35%.
Uno sconto quasi ininfluente, comunque, visto che difficilmente riuscirà ad arginare i rincari fiscali preventivati dalla medesima legge di stabilità. Il Ddl, infatti, non riguarda solo la riforma dei meccanismi che regolano detrazioni e deduzioni delle spese, ma impone anche l’aumento di un punto delle aliquote Iva (dal 10% all’11% e dal 21 al 22%) ad eccezione della prima (ferma al 4%).
Secondo le stime del Sole 24 Ore, il solo aumento dello scorso anno dal 20 al 21%, è costato a ciascuna famiglia italiana dai 13 ai 30 euro mensili, in base alla composizione del nucleo.
La manovra porta altre cattive notizie sui redditi, soprattutto per quanto riguarda i dipendenti statali, dal momento che oltre a prorogare al 2014 il congelamento di contratti e stipendi individuali si ipotizza l’azzeramento dell’indennità di vacanza contrattuale; lo sconto Irpef, nella maggior parte dei casi, inciderà poco, sarà un contentino che cambierà poco la condizione dei cittadini in difficoltà.
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