Ma andiamo con ordine. I tre istituti (Inps, Enpals e Inpdap) dovrebbero essere uniti, secondo il disegno del governo, in un unico ente in grado di gestire tutte le sfere della previdenza, non solo quella del settore privato, ma anche il comparto lavorativo pubblico (come in capo all’Inpdap) e gli impiegati nel mondo dello sport e dello spettacolo (come succede con l’Enpals).
Eppure, le note liete per l’Inps finiscono – o finirebbero – qui, perché assieme alle competenze delle altre due sigle, l’istituto di previdenza dovrebbe accollarsi anche le loro perdite. Che, tradotto in cifre, nel caso dell’Inpdap, ammontano a oltre 10 miliardi di euro. Da qui, si è scatenata la bagarre sul destino della previdenza italiana, nel timore fondato che il nuovo maxiente pensionistico non riesca a sopravvivere, schiacciato dal peso dei conti in rosso.
Insomma, il destino dell’Inps è al centro dell’agenda istituzionale: e lo ha confermato di nuovo il ministro del Welfare Elsa Fornero, che ha prefigurato anche un nuovo riassetto dirigenziale per l’ente. “Sono pronta a lavorare ai provvedimenti necessari per il cambiamento”, ha dichiarato il ministro, sottolineando che, alla luce dei fatti, bisognerebbe innanzitutto reintrodurre il Consiglio di amministrazione.
Nell’ottica del ministro, il nuovo Cda dovrebbe essere molto più leggero, con un novero di tre-cinque membri, da cui dovrebbe essere eletto un presidente, affiancato, poi, da un Consiglio di strategia e vigilanza che rappresenti adeguatamente le parti sociali e un direttore generale a cui competano le più classiche funzioni di amministrazione.
Quindi, sempre secondo Fornero, il dogma di rifondazione dell’Inps dovrà essere uno e uno soltanto: più competenze, meno appartenenze. Questo, ad avviso del ministro, dovrebbe essere il criterio regola per le nomine al Consiglio di Indirizzo e Vigilanza, così come per il direttore generale e gli organismi di controllo.
A questo proposito, in merito allo spoil system delle cariche negli enti pubblici, il ministro ha indicato la via dell’approdo normativo: una legge che vieti una ripartizione di ruoli dirigenziali a favoriti nell’orbita di partiti e centri di potere, di modo che possano essere assicurate, negli organi Inps ma non solo, “professionalità, competenze e un curriculum adeguato”.
In conclusione, il ministro ha detto la sua anche sulla voragine dei conti Inpdap, che mina i propositi di superInps: “Non c’è novità, le amministrazioni hanno pagato il 100% del dovuto. L’aliquota di equilibrio dovrebbe essere doppia rispetto all’attuale”, che ammonta al 33%, con lo Stato che manterrà l’impegno di coprire la differenza.
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